Il primo vagone, colui che apre le danze, che fa carburare i motori e lancia i compagni. Francesco Lamon verrà ricordato come il grande apripista di questo quartetto azzurro che ha fatto la storia: «La partenza è delicata perché non devo pensare solo a me stesso, ma devo anche pensare che non deve rimanere sulle gambe ai miei compagni - spiega il veneziano, che del quartetto è il pistard più "puro", visto che le apparizioni su strada sono rare -. Poi stare a ruota è una sofferenza e, di fatto, la mia prova dura un po' meno, ma credo di aver fatto bene il mio lavoro. Sapere di avere già al collo una medaglia, avendo fatto il record del mondo, ci ha aiutato tanto dal punto di vista mentale».
I compagni, per prenderlo in giro, lo hanno soprannominato l'"uomo dei 10 giri". Lui oggi ha una dedica speciale da fare: «Voglio fare gli auguri di buon compleanno a mio papà che oggi era di turno in ospedale, dove lavora, e sono sicuro mi avrà seguito con tutto il reparto. Non vedo l'ora di poter festeggiare con la mia famiglia, la mia fidanzata Sara e tutti gli amici. Come noi ci siamo fatti ispirare dalle imprese di Marcel Jacobs e Gianmarco Tamberi, spero in tanti ci abbiano seguito. Se qualcuno dopo oggi avrà voglia di pedalare grazie a noi è un'orgoglio ulteriore di cui andremo fieri».
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