Il primo a notarlo è stato Chris Boardman, signore delle piste, che lo ha scritto sui social e dato il là alla polemica. Tutti i corridori danesi impegnati nel quartetto sono scesi in pista quest’oggi con un tape, un “nastro medico” posizionato lungo la tibia. Nonostante sia di color carne, il nastro è ben visibile.
E Boardman si pone una domanda maliziosa: «Tutti i ciclisti con la stessa lesione su entrambe le gambe? Tutte lesioni che richiedono il nastro guarda caso nel punto più vantaggioso sotto il profilo aerodinamico?».
La domanda è chiaramente provocatoria e lo stesso Bordman, che conosce bene come vanno le cose in pista, aggiunge subito: «Penso che la squadra danese abbia utilizzato il nastro con l’ok dell’UCI». E dal velodromo di Izu c’è la conferma che i controlli per tutte le nazionali - strumento tecnico e abbigliamento - sono stati accurati da parte dei giudici.
Ma chiudiamo la riflessione con la stessa nota che Boardman aggiunge ai suoi pensieri ed è la citazione del regolamento UCI che a pag. 73, capitolo e paragrafo 1.3.033, recita: «Gli indumenti non devono modificare la morfologia del corridore e ogni elemento o dispositivo non essenziale, la cui finalità non sia esclusivamente fornire protezione, è vietato. Questa disposizione si applica allo stesso modo a tutti i materiali o sostanze applicate sulla pelle o sugli indumenti che non siano di per sé un indumento. La modifica dello stato della superficie degli indumenti è autorizzata ma non può essere generata che dalla struttura, dalla tessitura o dall'accostamento dei tessuti. La modifica dello stato della superficie (la grana) deve essere limitata ad una differenza di altezza di massimo 1mm».