Tadej POGACAR. 10 e lode. Applaudiamolo, senza se e senza ma. Troppo forte? Sì, troppo forte! E allora non deve vincere? Deve fare i calcolini per ingraziarsi il gruppo e non destare sospetti? Se Merckx vinceva a ripetizione e tramortiva avversari, perché non lo può fare anche lui, che riesce a fare cose che Merckx alla sua età non era ancora in grado di fare? Questo è bene dirlo e ricordarlo. In questo Tour passiamo dalla retorica aritmetica del ‘Cavendish come il Cannibale’, ad un ragazzo con la faccia da bimbo che è famelico quanto se non più del Cannibale e a molti non va. C’è da mettere i puntini sulle “i”. Vince, ma troppo. Io resto incantato da questo prodigio del ciclismo mondiale, che non ha un solo punto debole. Forte in tutto. Solo lui può gettare alle ortiche un talento mostruoso. Con l’appagamento, la ricchezza, le varie e le eventuali che si troverà sulla propria strada, e anche attorno. Per quanto mi riguarda sarebbe anche un bene che Taddeo non corresse la Vuelta, non solo per lasciare spazio agli altri, ma per salvaguardare un talento cristallino e purissimo: ha soli 22 anni, e la sua carriera qualche anno ancora deve pur durare. Taddeo non è solo della Uae Emirates, di Gianetti o Matxin, di Saronni o Colnago: è di tutti. È nostro. Taddeo è patrimonio dell’Unesco ciclistica: un po’ di umanità e di buon senso, please.
Jonas VINGEGAARD. 10. Che corridore, questo ragazzo. Tosto, tostissimo, perde qualche metro nel finale, ma il ragazzo c’è, eccome. Mi ripeto, la Jumbo Visma può essere in ogni caso felice: ha già in casa il futuro.
Richard CARAPAZ. 7,5. Deve essere frustrante per l’ecuadoriano avere il peso di una squadra che è innegabilmente attrezzata e coesa (voto 9). La Ineos anche oggi fa un lavoro pazzesco, da vera squadra, ma manca del bomber. Del rifinitore finale, dell’uomo che completa il lavoro degli altri: se non va a segno non è colpa sua, ma del bimbo sloveno. Se non ci fosse quel bimbo sloveno…
Enric MAS. 8,5. Lo spagnolo della Movistar fa una corsa di altissimo livello. Alla fine paga qualcosa, ma poco.
Sep KUSS. 9. Corsa pazzesca anche di questo 26enne corridore americano, che pilota il danesino fino all’ultimo, e lui fino all’ultimo non molla.
Sergio HIGUITA. 7. Raccoglie il testimone da Rigoberto Uran che vive una delle giornate più dure della sua carriera. Il vice Rigo si mette lì e cerca di dare un senso alla giornata.
Ben O’CONNOR. 7. Meno brillante di ieri, ma anche oggi nelle zone alte della classifica.
Wilko KELDERMAN. 7. La regolarità per lui è una regola. Guadagna poco, perde quasi niente: resta lì, 5° nella generale.
Alejandro VALVERDE. 8. Chiude la tappina/tappaccia in 10° posizione. Applausi.
Guillaume MARTIN. 7. Il filosofo fa il furbo: dice per settimane che non insegue la classifica, ma una vittoria di tappa. È 8° nella generale. Il filosofo non sa solo pedalare, ma sa raccontare anche le favole.
Pello BILBAO. 7. Corsa di attenzione, senza acuti e sbavature. È lì, con la nobiltà di questo Tour.
Alexey LUTSENKO. 5,5. Paga anche oggi, concede qualcosa sempre, a troppi corridori.
Rafal MAJKA. 7. Fa il suo, restando al fianco di Taddeo fin che può, finchè ne ha.
Mattia CATTANEO. 5,5. Ultima settimana in riserva, cercando di non sprofondare.
David GAUDU. 7. Il transalpino chiude chiaramente in crescendo il proprio Tour, anche se è bene dirlo: con i primi non ci arriva neanche oggi. Va all’attacco, alla ricerca di punti, gloria e applausi. Si porta a casa il numero rosso della combattività.
Pierre LATOUR. 8. Il “Souvenir Jacques Goddet” è suo, visto che transita per primo su questa brutta vetta, a tratti tetra: il Tourmalet, che nella lingua locale vuol dire appunto “brutto passaggio”. Ma per il transalpino della Total Energies è un bellissimo souvenir, un ricordo che vale. Alle sue spalle David Gaudu (Groupama FDJ), Ruben Guerreiro (EF), Wout Poels (Bahrain Victorious), che si illude di consolidare la maglia (al traguardo gliela toglierà Pogacar…), Omar Fraile (Astana) e Michael Woods (Israel Start App Nation).
Matej MOHORIC. 6,5. Il campioncino della Bahrain Victorious anima la prima parte di corsa con quattro compagni di avventura: Julian Alaphilippe (Deceuninck QuickStep), Pierre-Luc Perichon (Cofidis), Christopher Juul-Jensen (BikeExchange) e Sean Bennett (Qhubeka).
Julian ALAPHILIPPE. 5,5. Si da un gran daffare anche oggi, non si risparmia di certo, in una tappa corta, veloce e tutta all’insù. Cerca la gloria, ma non la trova. Purtroppo.
Nairo QUINTANA. 3. L'Arkea Samsic corre con soli tre uomini: il colombiano, Elie Gesbert e Connor Swift. Sono in tre e per arrivare a Parigi devono farsi in quattro.