Damiano CARUSO. 10 e lode. Scusatemi, ma visto che ho la presunzione di attribuire anche la lode, mi allargo e a Damiano do anche il bacio accademico. Laureato a pieni voti in ciclismo, con una tesi sul Giro d’Italia corso da spalla, uomo aggiunto, uomo in più: uomo. Oggi rischiava di perdere il secondo posto a beneficio di Simon Yates, che era lì ad appena 20”. Il siciliano non si spaventa. Non si scompone. Si ricompone e parte deciso sullo Spluga con un gigantesco Pello Bilbao verso l’ignoto che gli darà tutto. Una vittoria di tappa, un minuto abbondante, un piazzamento d’onore al Giro per un uomo d’onore. È una vittoria di squadra, una vittoria di un team che ha perso la freddezza anglosassone per tornare latino. È una vittoria di Franco Pellizotti e di tutto lo staff tecnico che lavora nell’ombra e sa però portare alla luce storie come questa.
Egan BERNAL. 8. Ragiona, controlla e resiste. Non scomodate facili e impropri paragoni con Marco Pantani, per favore, no. Però Egan questo Giro se l’è strameritato per più di una ragione. Perché ha una squadra super, pazzesca, fatta di campioni di immane grandezza. Uno staff tecnico di livello, con un “Toso” Tosatto che merita tutti gli applausi del caso. E lui, Egan, che corre due Giri bellissimi: fino al Giau attaccando e tramortendo gli avversari; poi controllando. È il più forte. Applausi.
Daniel MARTINEZ. 10. Se andasse anche in discesa, questo farebbe paura quando Bernal. Oggi è stato pazzesco: lavora come pochi nel finale e poi si prende la briga di chiudere terzo per portare via anche l’ultimo abbuono.
Pello BILBAO. 9. Spalla affidabile e fedele, grande scalatore e gagliardo discesista: ottimo corridore. Oggi si prende anche una pacca sulla spalla da uno come Damiano Caruso che sa cosa significa e sa soprattutto come si fa.
Romain BARDET. 6. Chicchirichì. Sullo Spluga, terra del galletto parte il gallo di Francia alla ricerca di un qualcosa che nemmeno lui sa. Con lui l’ottimo Michael Storer. Vuole risalire la classifica del Giro, dare un senso alla sua corsa di vertice però fin qui anonima, priva di azioni e colpi d’ala. Vola basso il galletto di Francia e non fa nemmeno chicchirichì.
Joao ALMEIDA. 6,5. Che tempra il portoghese, lotta come pochi e nessuno. Sembra sempre lì lì per saltare, ma è meglio di una Duracell, non si scarica mai.
Simon YATES. 5. Sogna il Giro, ma se lo sogna. Riesce a difendere il terzo posto e di questo si deve accontentare.
Aleksander VLASOV. 5,5. Gli manca chiaramente qualcosa, ma è altrettanto vero che mi sembra che ci sia stoffa per poter fare qualcosa di buono. Nel suo team mi sembra che non manchino i sarti.
Hugh CARTHY. 5. Credo che lo stesso britannico non sia soddisfattissimo del suo finale di Giro.
Lorenzo FORTUNATO. 7. Ennesimo piazzamento per il ragazzo della Eolo, a conferma che su questo ragazzo si può lavorare. Siamo solo all’inizio, il cammino è appena iniziato. Sempre che lui non pensi di essere già arrivato.
Tobias FOSS. 5. Il norvegese doveva essere l’uomo in più di questo Giro, ma non è stato così.
Fabio FELLINE. 10. Lascia la corsa per correre a casa ad abbracciare la sua compagna Nicoletta, figlia di Gianni Savio, e il piccolo Edoardo nato questa notte. Auguri a tutti, anche a nonno Gianni, che lui è rimasto sulla tolda dell’Androni. Dimenticavo: il 10 va all’Astana, che ieri sera ha dato il via libera al corridore piemontese per assistere alla nascita del primogenito.