Filippo GANNA. 10 e lode. Una freccia nel cuore, che annienta e ci porta via. Una freccia che fa centro, al primo colpo, come un anno fa, a quasi sessanta all’ora, con la consueta eleganza e quella potenza che su di lui sembra danza. Avevamo dubbi, qualcuno anche lui, poi però si è messo in posizione e noi con lui. Fiato trattenuto, per poi esplodere di gioia. Un bolide e non solo per via di una bicicletta spaziale, bella da morire, ma anche per quel ragazzo che c’è sopra e che incanta più di una città incantevole.
Edoardo AFFINI. 10. La “locomotiva” umana, nel senso che è il primo degli umani il ragazzo della Jumbo Visma. Edoardo onora i 90 anni della maglia rosa che fu di Learco Guerra, altro mantovano (Bagnolo San Vito) e prima locomotiva umana. Onora tutto, Edoardo, anche Ganna, togliendosi il cappello. Chapeau, anche a lui.
Tobias FOSS. 9. Nove minutini per fare quasi 9 chilometri di cronometro, il 24enne corridore norvegese della Jumbo Visma è semplicemente pazzesco. Argento e bronzo iridato nella crono junior e due anni fa vincitore del Tour de l’Avenir: prendere nota, please.
Joao ALMEIDA. 8. Secondo un anno fa a Palermo, oggi non va molto peggio, anzi: quarto. In una crono velocissima, alla fine fa meglio del suo compagno di squadra Remi Cavagna. Grande tempo, che lo mette là, in pole position per ambire ad un grande Giro.
Remi CAVAGNA. 6,5. Amara crono per il dolce Remi, dato da tantissimi come probabilissima prima maglia rosa della corsa. Il TGV di Clermont-Ferrand, francese di origini italiane (il padre era emigrato da Lepreno, frazione di Serina, provincia di Bergamo), fa registrare una buonissima andatura, ma arriva alla stazione con un piccolo ritardo.
Jos VAN EMDEN. 6,5. Dietro ad Affini per 8 centesimi, l’olandese è la conferma della giornata di grazia della Jumbo Visma. Corrono singolarmente una crono che per loro diventa di squadra. E che squadra.
Remco EVENEPOEL. 8. Rientro in gruppo attesissimo, ma lui non si fa attendere. Si piazza lì, subito nelle zone alte della classifica, tanto per riprendere l’abitudine.
Gianni MOSCON. 8. Prova di classe e potenza: di rinascita. Per il trattore trentino una cronometro di assoluto livello che fa morale. Gianni c’è!
Aleksandr VLASOV. 8. Il pupo di Beppe Martinelli fa una crono capolavoro sul filo dei 56 di media (9'11”). Per “Martino” questo ragazzo sarà la sorpresa del Giro e qui è venuto per fare grandi cose: si è portato avanti. Occhio che dietro, in ammiraglia, ha un maestro.
Alberto BETTIOL. 6. Ha le doti del cronoman, ma oggi rende qualcosa di meno di quanto si potesse preventivare.
Jonathan CASTROVIEJO. 5. Campione d’Europa nel 2016 a Plumelec e sempre nello stesso anno bronzo mondiale a Doha, non fa valere e vedere le sue indubbie doti. Fa registrare un 9’14”.
Alex DOWSETT. 5. L’ex primatista dell’ora 2015 fa una crono veloce, ma non velocissima. Dal britannico ci si attendeva qualcosa di più.
Davide FORMOLO. 6,5. Con un buon 9’20” si posiziona lì, nel gruppetto di chi ha ambizioni di classifica.
Egan BERNAL. 6,5. Guadagna due secondi su Mollema e Nibali: insomma, sono tutti lì.
Simon YATES. 6,5. Sui tempi di Bernal e Nibali, il britannico fa il suo, pensando agli altri.
Jay HINDLEY. 5. Tra gli uomini ambiziosi è quello che perde di più. Passo falso.
Mikel LANDA. 5. Ha esperienza e squadra per poter ambire ad un grande Giro, ma oggi il suo avvio è davvero al rallentatore.
Daniel MARTIN. 5,5. Tra gli uomini che ambiscono alla classifica è tra quelli che va proprio “pianino”: ma la strada è lunga e gran parte di questa tirerà all’insù.
Victor CAMPENAERTS. 4. Primatista dell’ora al pari di gente come Dowsett e Brandle, parte subito, in condizioni climatiche ottimali, ma la sua non è una prestazione memorabile (9’19”).
Vincenzo NIBALI. 6,5. Usa un 50x10, rapporto efficace ma non impossibile. Salva la gamba e punta sull’agilità. Finisce con il tempo di Bauke Mollema (9’28”), in linea con Bernal e Yates: più che dignitoso.
Alessandro DE MARCHI. 6,5. L’attaccante dell’accademia israeliana si porta a casa una più che buona prestazione (9’17”). Se la crono è sincera, il rosso di Buja sta benone. E anche a noi sta bene.
Samuele BATTISTELLA. 6,5. Il 22enne campione del mondo under 23 mostra il suo talento anche nelle prove contro il tempo. Il suo 9’20” è più che buono.
Domenico POZZOVIVO. 8. È pazzesco TomTom, piccolo e indistruttibile. Mette in mostra l’ennesima prova a cronometro maiuscola, per un peso piuma. Prima di spiccare il volo.
Diego ULISSI. 6,5. Ci mette il cuore e un po’ ci gioco, ma dico anche il vero. Diego nostro si prova e mette in scena una prova da campione.
Fabio FELLINE. 6,5. Nella sua Torino si porta a casa un più che dignitoso 20° posto.
SERMIG. 10. Era un Arsenale di guerra, fabbrica di polvere da sparo e armi: morte. Adesso è l’Arsenale della Pace. Una casa aperta al mondo e all’accoglienza delle persone in difficoltà, ed è gestita dai volontari del Sermig, il servizio missionario giovani, che sarà partner sociale per tutta la durata del Giro. Bravi i ragazzi del Sermig che hanno fatto una scelta di vita importante, bravi gli amici del Giro che hanno scelto di “pedalare” assieme a loro.
TORINO. 5. Terza partenza dalla città della Mole dopo il 1961 e il 2011. Quarta volta di fila che il Giro scatta con una cronometro, e sono stati sempre le grandi “firme” a fare il primo brindisi con Astoria: Tom Dumoulin, Primoz Roglic e Filippo Ganna. Un solo appunto: va bene la sobrietà, va bene che siamo ancora in zona gialla, ma per le strade di questa città salotto un po’ di rosa in più non avrebbe guastato.
Numero TRICOLORE. 160. È bello pensare che questa novità venga lanciata sulle strade di Torino, la prima capitale d’Italia. Un dorsale tricolore. Il vincitore di ogni tappa lo indosserà in quella successiva: avrà una striscia bianca, una verde e una rossa che lo renderà riconoscibile all’interno del gruppo.
Filippo TAGLIANI. 14. Partito alle 2 p.m. è lui dare inizio, dopo la lunga attesa, al Giro d’Italia numero 104. Il 25enne neopro’ bresciano dell’Androni-Sidemerc non è stato però il primo degli ultimi: il posto in fondo alla classifica lo ha lasciato ad altri.
Kask UTOPIA. 21. Non solo il dorsale tricolore, ma anche il casco personalizzato di Aldo Drudi, il maestro designer che ha al proprio attivo capolavori fatti per la MotoGp (Rossi, Morbidelli, Quartarato…) e la vela (Luna Rossa, New Zealand) ne ha disegnati 21. Chi vince la tappa, se lo porta a casa. Per la serie: per vincere ci vuole sempre testa. Per la testa, sempre il casco: per tutti. Fortunatamente non è più un’utopia.
State ABBUONI. 3. Nelle crono no, gli altri giorni si: 10”, 6” e 4” ai primi tre. In più, a un traguardo intermedio di ogni tappa in linea, 3”, 2” e 1” sempre per i primi tre.