Caro Direttore,
mettiamola così: la borraccia fa parte della Storia del Ciclismo. Che sia un'esagerazione o un paradosso oppure una farneticazione di chi abbia esagerato nei brindisi di queste festività pasquali, non sta a me dirlo. Per chi abbia un minimo di conoscenza di vicende ciclistiche e memoria di semplici gesti che sono assurti ad emblema, costituisce un vero e proprio passo biblico lo "scambio" della borraccia tra Bartali e Coppi, o viceversa, due indimenticabili colossi di un ciclismo che era anche epopea oltre che superbo gesto atletico. Chi avesse a negarlo, o semplicemente a dubitarne, nella più benevola delle ipotesi è un emerito ignorante. Di sicuro è un soggetto che non ama il Ciclismo, quello con la C maiuscola, quello che persevero nel ritenere non semplicemente uno Sport ma una Disciplina Sportiva, che ti insegna anche ad affrontare la vita. Un su e giù di alti e bassi, o mangia e bevi che dir si voglia, che ne è rappresentazione quotidiana.
Ciò premesso, doverosamente e opportunamente premesso, vengo alla questioncella che, caro Direttore, ti ha visto tirare in ballo, quasi fosse dotato di poteri taumaturgici, nientepopodimeno che Gianni Bugno, nella sua funzione istituzionale di Presidente del CPA, vale a dire dell'associazione mondiale dei Corridori Ciclisti Professionisti, prendendo spunto dalla recente squalifica di un corridore elvetico "reo" di avere lanciato una borraccia nel corso di una gara monumento com'è il Fiandre. In violazione delle nuove disposizioni regolamentari che l'UCI ha introdotto a far data dal 1 aprile 2021. Com'è ovvio, scatenando polemiche e critiche più o meno fondate. Certo è che, com'è buona abitudine prima di avventurarsi su di un terreno minato qual è quello delle cd. nuove regole, e della loro applicazione, ho voluto leggermele queste benedette regole. Di cui in molti parlano, magari senza averne precisa conoscenza. Un'operazione preliminare forse noiosa, ma di certo utile a non dire fesserie o esprimere grossolani giudizi.
Senza pretesa dottrinale alcuna, osservo che l' UCI, dopo che lo stesso testo regolamentare ha subito modificazioni anche nel Gennaio 2015, 2018 e 2019, fin dall'8 febbraio scorso, al titolo II del Regolamento riservato alle prove su strada ha apposto uno specifico ed ulteriore "Cambiamento al regolamento applicabile a far data dal 01.04.2021". Il successivo CAPITOLO II, "DISPOSIZIONI GENERALI", dopo innovazioni attinenti la sicurezza in zona d'arrivo, al punto 2.2.025 rubricato "COMPORTAMENTO dei corridori" reca dettagliate disposizioni circa lo "sbarazzarsi" di alimenti, contenitori, borracce e abbigliamento da parte dei corridori. Sono poco più di 10 righe: a chi volesse almeno averne conoscenza, non farebbe male leggersele. In particolare, laddove è prescritto che si debbano "depositare" i rifiuti "en toute sécurité" esclusivamente nelle zone appositamente predisposte dall'organizzazione, e, soprattutto, "...Il corridore non può gettare niente sulla carreggiata..."(o sede stradale principale). Eccoci al punto, a mio avviso, dolente.
Perchè per "sbarazzarsi" (che, immagino, preveda anche il "gettare") dei rifiuti deve aversi riguardo ad una condotta che sia "in tutta sicurezza", e per le borracce invece esservi un divieto assoluto di "gettarle" sulla strada? Perchè mai una previsione draconiana nello "sbarazzarsi" della borraccia qualora, nella circostanza, appaia di tutta evidenza che non si sia attentato alla sicurezza, dei corridori o di terzi?
Voglio dire, insomma, se queste nuove disposizioni regolamentari, ricomprese quelle oltremodo controverse di cui al comportamento dei corridori circa la "Posizione in bicicletta", sono state ispirate ad un generale e condivisibile motivo di garantire la massima sicurezza, come si giustifica razionalmente il ricorso alla estrema sanzione della squalifica e all’estromissione dalla gara allorquando nel gesto del corridore emerga l'insussistenza di un concreto rischio per la sicurezza medesima?
Siamo sempre al solito, direi ancestrale, dilemma tra APPLICAZIONE ed INTERPRETAZIONE delle norme. Dicevano gli antichi, dura lex sed lex: sarà pur severa, ma sempre legge è. Peraltro, summum ius summa iniuria: la rigida applicazione del diritto può anche convertirsi in una grande ingiustizia. Al resto non voglio pensarci. Alla fin fine, sempre e solo di ciclismo si tratta, mica di affrontare il Giudizio Universale.
Cordialmente, Fiorenzo Alessi