È un periodo di difficile per i lavoratori, costretti a fare i conti con una crisi economica dirompente, ma anche per i bambini e ragazzi, obbligati a restare in casa nei mesi che dovrebbero essere i più spensierati della loro vita.
La pandemia ha infatti comportato un aumento degli episodi di autolesionismo o, in alcuni casi, di tentativi di suicidio tra bimbi ed adolescenti. Un fenomeno in crescita di pari passo all’aumento dei ricoveri nel reparto di Neuropsichiatria dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte nella fascia d’età 15-29 anni.
A fare il punto sull'allarmante situazione è stato Stefano Vicari, primario dell’unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del nosocomio pediatrico romano, a La Repubblica: «Da ottobre ad oggi, quindi dopo la prima ondata Covid, abbiamo registrato un aumento dei ricoveri del 30% circa - si legge -. Fino ad ottobre avevamo il 70% dei posti letto occupati ( 8 in tutto), oggi il 100%. Nel 2011 abbiamo avuto 12 ricoveri per attività autolesionistica, a scopo suicidario e non, mentre nel 2020 oltre 300, quindi quasi uno al giorno».
Non poter andare a scuola e praticare sport coi coetanei è ovviamente uno dei motivi principali di questi dati preoccupanti: «C’è una parte di giovani che si chiude sempre di più dentro casa, nella loro stanza, che trascorre ore ai videogiochi senza nessun interesse sociale. Vivono l’inutilità della relazione e confinano sempre più questo mondo ai tablet o agli strumenti tecnologici. Finita l’emergenza sarà molto difficile farli uscire di casa. È li che trovano rassicurazione. È lì che gli si rinforza il sintomo di una fobia sociale che spesso si accompagna a forme più o meno acute di depressione».
(Foto: La Repubblica)
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