Avrebbe sentenziato - in milanese - “trasudeciuc”, alludendo a quel color viola, periodicamente di moda, ma storicamente attribuito agli sfoghi orali e gutturali (“trasu”) degli ubriachi (“ciuc”). Però sotto sotto gli sarebbe piaciuta. E molto. A cominciare dal suo cognome, tutto maiuscolo, ZANAZZI, di un corpo superiore a quello dell’altro club abbinato, TURBOLENTO MILANO, in una fascia bianca orizzontale. A continuare con lo stemma sociale riprodotto sulla manica sinistra, e con una fascetta rossa con il nome del negozio che ne ha rilevato la bottega e sposato storia e sorte, ROSSIGNOLI, sulla manica destra.
Dopo il matrimonio, adesso anche la maglia. E così Renzo Zanazzi, ma anche i suoi fratelli Valeriano e Mario, tornano finalmente a pedalare a Milano e dintorni. Fantasmi a pedali, in carne e ossa, acciaio e carbonio, casco e lucine, soprattutto una gran bella maglia “trasudeciuc”. Una maglia è una seconda pelle, una nuova maglia è una seconda o terza o quarta vita, una maglia fa sempre da simbolo e bandiera, fa ancora da dichiarazione di amore e appartenenza, fa anche da memoria e manifesto.
La maglia è importante. Infatti sotto la maglia c’è un cuore, più o meno grande così, sopra la maglia i più fortunati hanno uno sponsor, i più freddolosi un giubbotto, i più organizzati uno zainetto. Ogni maglia ha la sua storia, i suoi extralarge e i suoi extrasmall, tant’è che maglia fa rima con taglia. Ogni maglia ha il suo destino, così come il suo cestino, perfino una maglia rosa ha le sue spine, e non è detto che la maglia a pois abbia la varicella. Ogni maglia ha le sue regole: i ciclostorici, forse perché sono un po’ all’antica, o forse perché non hanno mai disubbidito ai consigli delle loro mamme, indossano ancora la maglia di lana.
Ultimamente si vedono gran brutte maglie in giro. Anche al Giro. Quella di EF aveva il non dichiarato scopo di far star male chi le guardava, cioè i concorrenti: missione compiuta. Quella appena mostrata dall’AG2R-Citroen è così orrenda che ha fatto sganasciare dalle risate perfino i tre corridori obbligati a indossarla il giorno della presentazione (potete controllare sulla foto pubblicata da Tuttobiciweb). E non parliamo della maglia della Delko. Sembra quasi una corsa al peggio. Per poi scoprire che c’è sempre un peggio di così.
Almeno per quanto riguarda le maglie, mi considero un conservatore. Esigo quelle italiane: maglie e buoi dei paesi tuoi. E continuo a prediligere quelle in tinta unita con una fascia orizzontale, tipo Filotex, anche due fasce, tipo Bianchi-Faema, ma non di più sennò sembrerebbero le maglie della Sampdoria (e a un genoano come me – lo so: un calvario, un martirio) scatterebbe un immediato attacco allergico. Dunque la nuova maglia Zanazzi-Turbolento è perfetta. Un azzeccatissimo regalo di Natale.
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