C'è chi emigra con la valigia, chi con la bicicletta. Immanuel D'Aniello appartiene alla seconda categoria, fa parte di quei corridori del Sud che cercano fortuna al nord dove il ciclismo offre sicuramente più chance e possibilità di emergere. «Mi alleno e corro lontano da casa, nella Bergamasca in Lombardia, ma è tutto bellissimo. Il mio sogno è arrivare tra i professionisti, sfidando fatica e nostalgia di casa. Pedalare mi piace, fin da quando ero piccolo. Papà Paolo e zio Sabatino hanno corso fino ai dilettanti, mio nonno Salvatore nelle categorie giovanili, poi è passato tra gli amatori. Ho cominciato a 11 anni nella squadra di papà, poi il ciclismo è diventato passione. La prima corsa? Tra Napoli e Caserta, una quindicina di partenti, arrivai fra i primi dieci».
Diciotto anni compiuti a gennaio, D'Aniello ha esordito lo scorso anno tra gli juniores portando a termine la stagione con la vittoria a Cepagatti, in provincia di Pescara, due secondi posti, nella Recanati-Pieve Torina (Mc) e a Montoro nei pressi di Avellino, il terzo a Manoppello, il quarto a Corridonia, poi tanti piazzamenti fino alla decima posizione.
Immanuel (il nome deriva dall'ebraico e significa Dio è con noi) è salernitano di Angri, comune a 35 km da Napoli. In quella zona della Campania hanno pedalato ex professionisti come Salvatore Commesso, Giuliano Figueras, Antonio D'Aniello (nessuna parentela), Antonio Bucciero e Antonio Salomone, e pedala Vincenzo Albanese attualmente in forza alla Bardiani Csf Faizanè. D'Aniello vive con il padre Paolo, che ha un negozio di cicli (D'Aniello Cycling Wear) a Sant'Antonio Abate, la madre Imma, titolare di una lavanderia, il fratello minore, Vincenzo, allievo di secondo anno nella società di casa, e la sorella minore, Domitilla, che gioca a pallavolo. Fisico da scalatore (59 chili distribuiti in 176 centimetri di altezza), D'Aniello si è da poco diplomato al Liceo Scientifico "Ernesto Pascal" a Sant'Antonio Abate, dove si è diplomata anche la sua fidanzata Raffaella. Anche per questa stagione indosserà la maglia del Team Lvf di Patrizio Lussana, dove è diretto dagli ex professionisti Paolo Valoti e Marco Della Vedova.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Sta attraversando un buon momento. E poi a livello mondiale possiamo contare su corridori davvero molto forti».
A quale età hai cominciato a correre?
«A 11 anni per la D'Aniello Cycling Wear, con una bici Magnum bianca».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Eddy Merckx».
Quale altro sport ti piacerebbe praticare?
«Il calcio, sono un grande tifoso del Napoli».
I tuoi peggiori difetti?
«Sono un pò testardo».
Il tuo modello di corridore?
«La giovane promessa Remco Evenepoel».
Cosa leggi preferibilmente?
«Storie e notizie di sport».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«La gentilezza e il carattere».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«La tecnologia va avanti, ma era meglio prima quando i corridori facevano la corsa senza troppi condizionamenti».
Piatto preferito?
«Pizza».
Film che ti ha emozionato?
«Benvenuti al Sud con Alessandro Siani».
Chi è il tuo collega più simpatico?
«Non voglio fare discrimazioni, ma ho un buon feeling con Garofoli e Borsarini».
Il bello del ciclismo?
«Le emozioni che sono i tifosi sanno dare».
Paese preferito?
«L'Italia».
Cosa vorresti che si dicesse di te in particolare?
«Che sono un ragazzo serio, generoso e umile».
Hobby?
«Giocare a calcio».
La gara che vorresti vincere?
«Tour de France».
Ti senti in debito con qualcuno in particolare?
«Con nessuno».
Quale sarà il tuo obiettivo al rientro nelle gare?
«Vincere una grande classica come il Trofeo Buffoni».
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