La scelta delle due ruote e l'amore per ciclismo gliele ha trasmesse il fratello Matteo, che si è fermato agli juniores. Giacomo Fraccaro ha cominciato a correre a 7 anni, nella categoria Giovanissimi G1, per la società Postumia 73 Dino Liviero e da allora non ha più smesso. "
«Ho iniziato con il ciclismo dopo una sporadica ammirazione per il rugby che praticava mio padre. Per fortuna nella bicicletta ho trovato la mia vera passione. Credo di essere un corridore che va forte in pianura, ma anche negli sprint. Sono contento di quello che ho fatto fino a questo momento. I successi dello scorso anno hanno rappresentato molto, ma io voglio crescere e riuscire a fare bene anche nelle categorie superiori».
Abbastanza veloce e fondista per essere definito passista-veloce, Fraccaro nel 2019 ha combinato molto: ha vinto due gare a Vidor, nel Trevigiano, e la Piccola Roubaix di Casalguidi in Toscana. Ha ottenuto anche quattro secondi posti, a Cagnola di Cartura, Col San Martino, Povegliano e Ceresetto di Martignacco, è stato quarto a Trento (La Bolghera) e sesto alla Coppa Dino Diddi. La stagione di Giacomo va dunque promossa, per i risultati e per il lavoro che ha fatto in squadra: è un giovane interessante che sta scoprendo le sue doti. Diciasette anni ad agosto, trevigiano di Vallà, una piccola frazione del comune di Riese Pio X, il paese dell'ex professionista Simone Fraccaro (due tappe al Giro d'Italia, due titoli tricolori nell'Inseguimento individuale in pista) del quale Giacomo è parente alla lontana per via del cugino del nonno.
Il giovane Fraccaro abita con il padre Carlo, impiegato all'anagrafe nel comune in paese, la madre Monica, che lavora negli uffici della "Iper La Grande i Montebelluna" a Castelfranco Veneto, e il fratello maggiore Matteo che lavora presso il Caseificio Marion di Vedelago. Fraccaro studia manutenzione e assistenza tecnica all'Ipsia "Galileo Galilei" di Castelfranco Veneto, è alto 180 centimetri per un peso di 72, e quest'anno fa il suo ingresso nelle categoria juniores per i colori della Guadense Rotogal società padovana di San Pietro in Gu presieduta da Angelo Gallio, e diretta da Manuel Bortolotto con la collaborazione di Luciano Cuzzocrea.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«E' il momento dei giovani, abbiamo talenti molto interessanti che possono rilanciare il movimento dei professionisti».
A quale età hai cominciato a correre?
«A 7 anni per la Postumia 73 Dino Liviero, con una bici Zanella rossa».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Marco Pantani, in salita non aveva rivali».
Quale altro sport ti piacerebbe praticare?
«Rugby, che praticavo durante gli inverni».
I tuoi peggiori difetti?
«Sono testardo e impulsivo».
Il tuo modello di corridore?
«Elia Viviani».
Cosa leggi preferibilmente?
«Non leggo».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«Il carattere e l'aspetto fisico».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Più spazio alla fantasia, meno alla tecnologia».
Piatto preferito?
«Pizza».
Film che ti ha emozionato?
«Nessuno in particolare».
Chi è il tuo collega più simpatico?
«Crosato e Busato, due compagni di squadra».
Il bello del ciclismo?
«Ti fa scoprire nuovi territori ed è tra i pochi sport che ti permettono di vivere all'aria aperta».
Paese preferito?
«L'Italia».
Cosa vorresti che si dicesse di te in particolare?
«Che sono rispettoso e mi faccio sempre notare nelle gare».
Hobby?
«La compagnia degli amici».
La gara che vorresti vincere?
«L'ultima tappa del Tour de France».
Ti senti in debito con qualcuno in particolare?
«Con nessuno».
Quale sarà il tuo obiettivo al rientro nelle gare?
«Farmi vedere, aiutare i compagni e vincere».
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