
«L'orfano che sapeva sognare»: così si intitola l'autobiografia di Tino Sana, Costantino all'anagrafe, imprenditore bergamasco "re del legno", scomparso all'età di 84 anni nella sua Almenno San Bartolomeo.
Classe 1936, un'infanzia difficile - non aveva ancora cinque anni quando perse il padre Bernardo, operaio della Dalmine, per un incidente sul lavoro in Germania dove era stato mandato per sei mesi. E a otto anni, mentre la madre andava a lavorare in Svizzera, era entrato al Patronato San Vincenzo di don Bepo Vavassori - e una vita tutta legata al legno: la sua azienda, nata nel 1964, è conosciuta in tutto il mondo per la realizzazione di arredi per alberghi, ristoranti, negozi di lusso, navi da crociera. Sempre ad Almenno ha voluto creare il Museo del Falegname: nato nel 1987, è considerato oggi patrimonio culturale di altissimo profilo. Da piccolo spazio di conservazione dei vecchi attrezzi del mestiere a vero e proprio museo, ospita oggi tutte le botteghe con i loro arnesi: il seggiolaio, il modellista, il carraio, l’intarsiatore, il bottaio, il liutaio...
Tino Sana ha realizzato il suo sogno passo dopo passo, trasformando la sua piccola azienda artigiana in un’impresa riconosciuta a livello internazionale così come il suo Museo del falegname, con le famose biciclette realizzate in legno e la Scuola del legno per la formazione professionale. Quattro figli (Giampaolo, Aurora, Guido e Chiara), era grande amico di Felice Gimondi.
Già, le sue biciclette in legno: autentici oggetti da collezione, in tutto il mondo ce ne sono 220 esemplari, equamente divisi tra modello da uomo e da donna, , tutte collaudate da Bianchi e brevettate. Sono esposte in molti musei del mondo, da quelli italiani dedicati alla bicicletta fino al Bicycle Museum di Chicago.
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