Con le sue sessanta vittorie in quindici anni di professionismo, i tre secondi posti consecutivi al Giro d'Italia ('64-'65-'66), la maglia gialla indossata al Tour del '70 e le sette partecipazioni ai campionati del mondo (5° nel '64 a Sallanches, 6° nel '66 al Nurburgring), Italo Zilioli è, con Franco Balmamion, l'ultimo dei grandi ex del ciclismo piemontese. Ma forse pochi ricordano che, quando ancora militava tra i dilettanti, il campione torinese aveva vinto tre belle gare nell'Astigiano, indossando la maglia della Gios.
Il suo debutto vittorioso sulle strade astigiane risale al giorno di Ferragosto del 1961, allorchè, non ancora ventenne (Italo è nato il 24 settembre 1941) si impose a San Damiano. "Era una gara molto impegnativa - ricorda - e nel finale sono uscito dal gruppo con Carletto Chiappano, pavese di Varzi che correva per la Ceat e che tra i professionisti sarebbe poi diventato mio compagno di squadra alla Sanson, e con Giacomo Steffenino, astigiano di Valterza che correva per l'Arata".
Italo battè nettamente in volata i due compagni di fuga e concesse il bis nove giorni dopo nel Circuito della Valtiglione, svoltosi il 24 agosto a Montegrosso. In questa circostanza, però, il torinese vinse per distacco dopo essersi liberato degli avversari lungo la salita di Montaldo Scarampi, nel tratto finale della gara. "Io avevo solo quindici anni e seguivo la corsa sull'auto della Giuria condotta da mio padre - afferma Vittorino Pia, vecchio sportivo di Montegrosso - e ricordo che scendendo verso il traguardo Zilioli andava come un matto e in alcuni tratti toccava gli 80 all'ora. Che spettacolo!". Il traguardo di Montegrosso ha poi laureato altri vincitori illustri, come Gianni Motta, primo nel '63, e Vladimiro Panizza, impostosi nel '66.
Zilioli tornò al successo nell'Astigiano il 29 aprile 1962, quando precedette Lorenzo Agazzi, Carlo Chiappano (ancora lui!), Angelo Ottaviani e Roberto Bonetto sul traguardo in salita della Torino-Tigliole, destinata a diventare una classica del ciclismo cadetto piemontese. "A 20 chilometri dall'arrivo avevo rotto un raggio della ruota - rammenta Italo - che toccava contro la forcella e, soprattutto, contro la mia caviglia. Ero ormai rassegnato a non potermi giocare la vittoria. Ma sulla salita finale, alzandomi sui pedali per provare a scattare, il raggio è miracolosamente tornato al suo posto e mi ha consentito di cogliere la prima vittoria stagionale. Ricordo anche di aver vinto 50.000 lire, che all'epoca era una cifra molto consistente, per aver stabilito la nuova media-record della corsa, con 43,500 chilometri all'ora".
Cinque mesi dopo Zilioli debuttò tra i professionisti, con i colori della Carpano, nel Giro dell'Appennino, la corsa dell'ultima vittoria importante di Coppi. Come il grande Fausto, Italo staccò tutti sulla Bocchetta, poi però cadde in discesa e lasciò sull'asfalto i sogni di vittoria. Ma l'appuntamento con la gloria era rimandato solo di dodici mesi: quattro vittorie consecutive nell'estate del '63 (Tre Valli Varesine, Appennino, Veneto ed Emilia) lo lanciarono definitivamente nell'olimpo del pedale.
da La Stampa - edizione di Asti - a firma Franco Bocca
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