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«Maria Vittoria non può continuare a correre, è troppo rischioso». La sentenza dei medici, confidata inizialmente solo ai genitori, si era abbattuta su Maria Vittoria Sperotto come un colpo di mannaia. Per una ragazza che ha dedicato la sua vita alla bici sentirsi dire che è finita, che da domani il tuo futuro non sarà più sui pedali, è stato quasi più doloroso di quella tremenda caduta, il 17 aprile 2019, sulle ostiche strade del Belgio.
Erano i chilometri finali della Freccia del Brabante, una classica di un certo prestigio. La ciclista scledense, una passista che ha vinto ori e argenti su pista, stava guadagnando posizioni quando un’altra ragazza ha scelto la stessa traiettoria. Sono finite a terra, loro due ed altre ancora. La sorte peggiore è toccata proprio a Maria Vittoria Sperotto: frattura del cranio nella zona temporale e grave ematoma al cervello.
Da quel pomeriggio la sua vita è proseguita negli ospedali, non si trattava di salvare una carriera, ma il futuro di una ventituenne.
Con il passare dei giorni il quadro clinico migliorava, anche se molto lentamente. L’ematoma frontale era il vero problema. Quando papà e mamma le hanno riferito il parere dei dottori, Maria Vittoria è sprofondata in un abisso. «E’ stata durissima. Le cadute fanno parte del mestiere del ciclista, ma quando ti dicono che dovrai smettere è una botta tremenda - racconta Maria Vittoria Sperotto -. Io ho sempre cercato di essere positiva, vedevo che piano piano miglioravo, i responsi dei vari esami e controlli, che attendevo con grande ansia, tutto sommato mi davano ragione».
«Per due mesi non ho svolto alcuna attività fisica, poi ho iniziato a fare qualche passeggiata e finalmente sono tornata a pedalare - ricorda la Sperotto -. Le prime uscite sono state brevissime perché mi stancavo molto facilmente: dopo venti minuti di bici dormivo tre ore».
Trascinata dalla voglia di farcela e sostenuta da una tempra fisica non comune, Maria Vittoria ha proseguito il suo percorso di recupero a piccoli passi, con la convinzione sempre più solida che un giorno sarebbe tornata a gareggiare. Il verdetto decisivo spettava alla Tac e alla risonanza magnetica a settembre. Questa volta i medici hanno riferito l’esito con il sorriso, poche ore dopo la bionda treccia della Sperotto sventolava su una bici.
«Appena ho avuto il via libera ho ripreso ad allenarmi seriamente, ero smaniosa di ritornare nel gruppo almeno negli ultimi appuntamenti della stagione 2019. Sono rientrata alle gare al Lake Garda Classic, poi ho disputato il Giro delle Marche, il Giro dell’Emilia e il Trofeo Beghelli».
Tenere il ritmo delle altre è una fatica immane, ma è la fatica più dolce che Maria Vittoria Sperotto abbia mai sopportato. I risultati per ora non contano, verranno più in là.
La risalita dal baratro è ormai terminata, oggi Maria Vittoria Sperotto è quella di prima: «Finalmente posso dire di essere al cento per cento, anche se il mal di testa ogni tanto si fa sentire - dichiara -. Quest’anno corro ancora con la Bigla Katusha e mi sto preparando con grande determinazione. Dall’11 gennaio mi trovo a Calpe, in Spagna, dove il clima mite mi ha permesso di allenarmi bene e di migliorare la mia condizione. Anche quest’anno correrò le classiche del Nord e spero di essere selezionata dalla squadra per il Giro delle Fiandre, la mia corsa preferita».
Programmi, obiettivi, sogni, tutto come prima. Maria Vittoria Sperotto si è riappropriata del suo sport, si è ripresa la sua vita. Un piccolo miracolo è accaduto e lei è stata la prima a crederci.
da Il Giornale di Vicenza a firma di Eros Maccioni
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