In camera ha sempre avuto un unico poster: Franco Ballerini in trionfo alla Roubaix. Davide Ballerini non ha nessun legame di parentela con l’indimenticabile CT ma ha sempre avuto la sua stessa passione per le corse del nord. Dalla prima volta che ha attaccato la scarpetta al pedale ambiva a far parte del team numero 1 per le classiche, al quarto anno nella massima categoria ci è riuscito. Dopo due stagioni alla Androni Giocattoli e l’ultima all’Astana, il 25enne brianzolo che ha un passato da nuotatore è sbarcato alla Deceuninck Quick Step e il suo sorriso dice tutto. Lo abbiamo incontrato a Calpe nel primo ritiro 2020 della formazione belga e anche le sue parole dimostrano quanto già si sia integrato nel Wolfpack.
Ti dona questa maglia.
«Fatico ancora a credere che sia mia, me la sono dovuta sudare ma finalmente eccomi qui. Sono proprio contento. Da fuori questo team sembra composto da alieni ma vivendolo dall’interno ho già capito come fa ad essere così forte. In questo gruppo non lasciano nulla al caso, tutto è programmato per tempo. Il personale è appassionato e capace, ognuno ci mette l’anima e cura il dettaglio. Le nostre giornate sono ben pianificate dallo staff, in questo modo ti salvaguardano, a differenza di altre realtà nelle quali sei lasciato più “libero” e da giovane corri il rischio di commettere errori».
Tra i nuovi compagni, chi ti ha colpito di più?
«Julian Alaphilippe. È un pazzo. Ha energie infinite, non si stanca mai, anche in bici non sta un attimo fermo, è impressionante. Dopo sei ore di bici scherza come alla partenza. È davvero divertente e fa molto gruppo. Immagino abbia tanta pressione addosso visto la super stagione che ha vissuto nel 2019, non so come ma sembra scivolargli addosso…».
Peccato che per poco non hai incrociato Gilbert, che hai sempre definito il tuo corridore modello.
«Davvero. Avrei potuto imparare tanto da lui, ma continuerò a incontrarlo in corsa come avversario e cercherò di rubargli il mestiere semplicemente guardandolo. Qui alla Deceuninck Quick Step comunque c’è Zdenek Stybar che non è da meno in fatto di esperienza e posso contare sullo staff migliore per le gare che piacciono a me».
Hai cambiato qualcosa per quanto riguarda la preparazione?
«Sì, da quest’anno sono seguito da Vasilis Anastopoulos, un nuovo preparatore greco del team che arriva dalla Seg Racing, a cui è stato affidato il gruppo dei giovani e con il quale mi trovo bene. Rispetto al passato ho fatto più palestra e lavori specifici, tipo per il pavé, che non avevo mai svolto. Un esempio? 30” ad alti wattaggi e poche pedalate. Prima facevo le classiche SFR, 40”x20”, variazioni in salita. In più ci stiamo dedicando molto anche al lead out, preparare il treno in allenamento è fondamentale. Le volate sono sempre diverse e complesse ma se affiniamo i meccanismi è più facile che tutto fili liscio nel lanciare lo sprint».
Che gare prevede il tuo programma?
«Inizio con tranquillità visto che l’anno scorso avevo cominciato in Australia e avevo finito in Cina. D’accordo con il team, comincio con Valenciana e Algarve poi volo in Belgio per Omloop e Kuurne, quindi rientrerò in Italia per Strade Bianche, Tirreno - Adriatico e Milano- Sanremo prima di prendere parte a tutta la campagna del Nord fino alla Roubaix, a seguire Giro d’Italia e poi si vedrà come starò».
Il Brama che dice?
«Davide Bramati ha molta fiducia in me e questo mi motiva a non deludere le sue aspettative. È un vero numero 1. È una persona trasparente e seria, il diesse ideale. Con lui il divertimento è assicurato quando ci si può concedere un po’ di svago ma allo stesso tempo quando c’è da lavorare è il primo ad essere professionale e a tenerci in riga. È sempre presente per aiutarci a risolvere eventuali problemi, piccoli o grandi che siano. È uno che fa la differenza, si fa in quattro per rendere più semplice il nostro lavoro e ci riesce».
Cosa ti aspetti dal 2020?
«Di imparare tanto e di ottenere dei buoni risultati. Se le lezioni sono certo non mancheranno, per le vittorie dipenderà molto dalle situazioni di gara visto che in questo gruppo c’è tanta gente che va forte e ha ambizioni per le corse importanti. L’importante è lavorare bene per avere una buona condizione e stare all’occhio per cogliere il momento. Per trovare il giorno della vita, bisogna cercarlo».
Alla fine dell’anno sarai soddisfatto se…
«Se sarò migliorato e avrò accumulato esperienza nelle corse del nord, quelle che ho nel cuore. L’anno scorso ne ho avuto un primo assaggio, l’impatto è stato difficile perché in gara non ho mai avuto un riferimento, qui invece ho dei modelli da seguire e lo farò. In Belgio se non sai dove mettere la ruota, dove essere nei punti critici, è la fine perché diventa un continuo rincorrere e ti finisci. Per imparare i fondamentali delle classiche che sogno non basterà di certo un anno, ma io darò il massimo per me e la squadra. Si vince e si perde tutti insieme».
La legge del branco di lupi Davide l’ha già assimilata.
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