Per Mattia Frapporti è giunto il momento di raccogliere i frutti. Per il quarto anno difenderà i colori dell’Androni-Sidermec ma, per forza di cose, il suo 2020 dovrà essere un anno diverso da quelli appena trascorsi. Finora si è soprattutto messo a disposizione dei compagni, facendosi apprezzare per il suo lavoro “sporco”, ma ora l’intenzione è quella di alzare l’asticella: «È un anno cruciale per me, o la va o la spacca. Voglio riuscire ad andare forte dall'inizio alla fine» ammette il classe 1994 di Gavardo a tuttobiciweb.
Dopo un primo anno in cui ha potuto testare palcoscenici come quelli di Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo, negli ultimi due anni è stato dirottato soprattutto all’estero. Nel 2017 si è imposto in una tappa del Tour du Jura (cat. 2.2), mentre nel 2019 ha cominciato a collezionare qualche piazzamento anche in corse di primo piano, come al Giro di Croazia, segno che la strada intrapresa è quella giusta. «I primi due anni da professionista sono stati di puro apprendistato, quindi non li si può neanche giudicare – continua Mattia -. L'anno scorso, invece, sono stato abbastanza sfortunato, perché dopo una buona partenza in Argentina mi sono ammalato e sono rimasto fermo circa un mesetto per il citomegalovirus. Sono rientrato, mi stavo riprendendo bene, ma poi, proprio quando mi stavo giocando una convocazione al Giro d'Italia, sono caduto al Tour de Bretagne e con nove punti di sutura sul gomito sono dovuto rimanere fermo un paio di settimane, dicendo addio alle speranze di andare al Giro. Negli ultimi anni ho corso tanto all'estero e poco in Italia, soprattutto in Francia. Penso che le gare francesi siano una buona palestra, perché spesso si trova un clima più rigido, le gare sono tatticamente più aperte. Insomma, sono abbastanza diverse da quelle italiane».
Partiti Masnada, Cattaneo, Vendrame e Montaguti, in casa Androni-Sidermec si aprono nuovi scenari anche per i corridori che, finora, erano considerati seconde linee. Un’occasione che il fratello d’arte ha intenzione di sfruttare, visto che le corse adatte alle sue caratteristiche non mancheranno: «Credo e spero di avere ampi margini di miglioramento. Continuerò a lavorare duramente, vorrei riuscire a diventare competitivo con maggiore costanza nelle gare dai percorsi ondulati. Sono abbastanza veloce quindi nelle volate ristrette posso dire la mia». I senatori rimasti sono solo due: «Ho già avuto modo di conoscere tutti i miei compagni nel ritiro in Spagna. Penso che, di in gara in gara, sarà la strada a decidere i capitani, anche a seconda della condizione fisica. Nel mio caso, se dovessi sentirmi bene, non avrò problemi a chiedere alla squadra di poter provare a fare la mia corsa. I punti di riferimento saranno ancora Gavazzi e Belletti, però vedremo anche come se la caveranno i nuovi arrivati. Sono convinto che faremo una bella stagione».
Il suo 2020 comincerà dalla Vuelta a San Juan, alla quale seguirà il Trofeo Laigueglia e poi un’altra lunga trasferta, al Tour of Hainan. Il momento clou della stagione è però a maggio: «Dovessi scegliere che corse fare direi Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo, ma quest'anno il mio grande obiettivo è esordire al Giro d'Italia, che è già due anni che inseguo invano. La tensione per la convocazione di solito sale un mesetto prima della corsa, è in quel momento che bisogna farsi trovare pronti, soprattutto se non si è sicuri del posto e si è in ballottaggio con qualcun'altro».
Per la prima volta avrà come avversario anche il fratello Marco, nove anni più vecchio di lui e approdato alla Vini Zabù-KTM dopo sette anni alla corte di Gianni Savio. «Auguro a mio fratello il meglio nella nuova squadra, spero possa fare la sua miglior stagione di sempre. Farà strano averlo come avversario, però paradossalmente potremo vederci di più, correndo le stesse corse, visto che l'anno scorso ci siamo incrociati molto poco. Magari ci ritroveremo in fuga al Giro d'Italia...sarebbe una bella foto!».
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