Genovese di Chiavari, città ligure sede di arrivo delle ultime edizioni del Giro dell'Appennino, Marco Murgano interpreta il ciclismo con passione e determinazione. Dopo essersi diplomato in Elettronica ed Elettrotecnica all'Itis di Sestri Levante, Murgano si è dedicato anima e corpo alle due ruote vestendo i colori di Viris Vigevano, Maltinti Lampadari e quest'anno del Team Casillo Maserati, che a partire dalla stagione prossima diventerà una formazione Continental assumendo la denominazione di Casillo-Petroli Firenze-Hopplà.
Marco è stato contagiato dal fratello maggiore Matteo (ex Juniores) che gli ha trasmesso la passione, e ora fa l'elettricista come il padre Michelangelo, mentre mamma Antonella si occupa delle faccende casalinghe.
Murgano è un ottimo passista scalatore che può dare ancora di più e deve riscattare un 2019 altalenante che l'ha visto protagonista comunque con ottimi piazzamenti di rilievo tra cui il secondo posto alla Milano-Rapallo, e i terzi sui traguardi internazionali di Capodarco, San Vendemiano, Collecchio e nella Coppa Fiera di Mercatale.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Direi buono, ma potrebbe essere migliore».
A quale età hai cominciato a correre?
«A 12 anni con il GS Levante. Avevo una bici senza scritte bianca e rossa».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Marco Pantani per come andava forte e il suo stile».
Segui altri sport con la stessa passione del ciclismo?
«No».
I tuoi peggiori difetti?
«Non sempre do il massimo».
Altruista o egoista?
«Altruista».
Cosa leggi preferibilmente?
«Non leggo, ogni tanto la Gazzetta dello Sport».
Cosa apprezzi di più in un donna?
«Il carattere».
Sei social?
«Sì, abbastanza».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«La troppa pressione che c'è nel ciclismo giovanile».
Piatto preferito?
«Lasagne».
Hobby?
«La Play Station».
La gara che vorresti vincere?
«Una tappa del Giro d'Italia professionisti».
Televisione, cinema o teatro?
«Preferisco il cinema».
I ragazzi di oggi con quelli di ieri: le differenze?
»La tecnologia ha influenzato in maniera negativa il mondo giovanile, molto meglio una volta».
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