MARINO AMADORI, IL VALORE AZZURRO E LA RICCHEZZA DI FORLI'

DILETTANTI | 17/11/2019 | 07:30
di Mariagrazia Nicoletti

Scrivere di quanto Marino Amadori si dedichi alla causa del ciclismo e della maglia azzurra è come scoprire l’acqua calda. Inoltre chi scrive di lui teme di urtare l’intrinseca riservatezza del tecnico romagnolo.


Tuttavia in un incredibile 2019 in cui ha conquistato Europeo e Mondiale Under 23, con Alberto Dainese e Samuele Battistella, in cui ha centrato un secondo posto al Tour de l’Avenir con Giovanni Aleotti e in cui ha guidato uno scoppiettante gruppo di giovani promesse azzurre contese dai team più blasonati, è difficile non occuparsi di lui.


Marino ogni anno riparte, riprende per mano nuovi ragazzi e, grazie alla maglia azzurra, vive con loro l’ebbrezza e la “scuola” delle prime esperienze internazionali.

Le sue settimane si riempiono di corse da vedere o a cui partecipare, le pause arrivano sotto forma di stage o di soggiorni in altura. Essere azzurro per Marino è una missione e la sua figura di riferimento è quella di Alfredo Martini.

L’età dei suoi ragazzi gli consente di aggiungere alle competenze tecniche anche le doti di buon padre di famiglia e i brillanti risultati del Tour de l’Avenir 2019 non sono del tutto scollegati alle bistecche che il ct cucinava ai suoi atleti la sera prima della tappa.

Citando qualche luogo comune calcistico si potrebbe dire che la Romagna, come la Toscana, è terra di commissari tecnici, e in effetti la cena annuale con Arrigo Sacchi e qualche altro illustre ct romagnolo è d’obbligo. Ma qui si va oltre. Questo è ciclismo e siamo a Forlì.

Forlì è la città di Ercole Baldini, la cui cripta-museo è la versione atea della chiesetta della Madonna del Ghisallo.

Forlì ha il velodromo Servadei, scoperto ovviamente, sennò lo si sarebbe saputo.

Forlì ha l’Unione Ciclistica “SCAT” nata nell’autunno del 1947.

A Forlì il ciclismo è tradizione ed è sport che i giovani praticano con orgoglio.

E ora Forlì è anche la città di un ciclista che salito in ammiraglia ha scommesso per primo su una squadra di ciclismo femminile portando al successo Fabiana Luperini in quattro Giri e tre Grande Boucle. E’ la città di un tecnico che, dopo avere risposto con successo, sempre in ambito femminile, alla chiamata di Di Rocco e Martini, ha lasciato un segno indelebile anche nel mondo giovanile maschile.

E i risultati di questo straordinario 2019 resteranno per sempre.

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