Una decina di righe, dopo una serie di audizioni, per chiudere almeno per il momento una questione sulla carta molto scabrosa e dolorosa. Il #MeToo in salsa azzurra non c’è. I testimoni chiamati a sfilare in questi mesi davanti al Procuratore Federale Capozzoli non hanno prodotto nulla che potesse arrivare ad incriminare qualcuno e a fare luce su tante voci e troppe omissioni. Per questo ragione, ieri pomeriggio, è stato diramato un comunicato stampa congiunto (che è di prassi) con la Procura Generale del Coni.
Cosa fatta capo ha: tutto archiviato. Soddisfatto il presidente Federale Renato Di Rocco. «È la dimostrazione che la giustizia funziona». E anche alla luce della confessione rilasciata al “Corriere della Sera” da Maila Andreotti, figlia di quel “signor X” intervistato da “Il Giornale”, che ha parlato di atteggiamenti non consoni a un tecnico della nazionale, il numero uno del ciclismo italiano ha ribadito di non aver mai perso, nemmeno per un attimo, la fiducia nella giustizia. «Io sono sempre stato sereno su tutte le attività della Procura, che ha fatto un grandissimo lavoro. Mi è spiaciuto solo per il linciaggio mediatico a cui è stato sottoposto un nostro validissimo tecnico che non meritava tutta questo».
E adesso? «Ora tiriamo un po’ il fiato, e poi appena sarà possibile ci leggeremo anche le carte e se i nostri legali lo riterranno opportuno, non escludo che ci muoveremo nelle sedi opportune per difendere il buon nome della Federazione e di chi la compone».
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