Il Giretto. Nel 2020 sarà taglia XXS, taglia extra-extra-small. Due settimane di preliminari, prima in Ungheria, poi in Sicilia con l’Etna, quindi la risalita lato Adriatico con un po’ di frenesia sul percorso della Nove Colli, infine la terza settimana con due soli veri tapponi, degni della qualifica: quella dello Stelvio (se mai si farà), quella di Sestriere con Colle dell’Agnello e Izoard.
In compenso, la solita carognata, tanto per rendere il Giretto ancora più sbilanciato, contro natura: i soliti 60 chilometri di cronometro, distribuiti in tre tappe.
Spiega il patron Vegni: “Quest’anno ci sono le Olimpiadi, abbiamo disegnato un tracciato più equilibrato”. Il raffinato giro di parole, autentica lezione di galateo alla monsignor Della Casa, è di fatto la dichiarazione ufficiale di resa: nel 2020, ufficialmente, la “Corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo” depone la clava. E va via di spugna. Con pochi colpi ben assestati, cancellati anni e anni di luminosa tradizione. Via, spazzata via in un amen la romantica reputazione, così vanitosamente riassunta nello slogan chilometrico della Corsa più dura del mondo eccetera eccetera.
La verità? La verità è che ci siamo fatti rubare il mestiere dai francesi, che invece negli ultimi anni hanno buttato il vecchio guardaroba delle crono interminabili e dei tracciati “equilibrati”, fino all’edizione in arrivo che sancisce l’ingresso del Tour nel club dei bruti e cattivi, con il nuovo percorso che già gronda sangue e sudore.
Non è un fatto da niente. E’ una svolta epocale. Il Giro si fa Giretto, diventa leggerino e impalpabile, mentre il Tour si ripresenta macho e palestrato. Un Tourone, un Touraccio. E’ scambio di ruoli e scambio di filosofie aziendali. Scambio di storie e tradizioni. Per dirla alla commerciale, scambio di brand.
Solo una cortesia, almeno per chi ama la sincerità e la lealtà: dopo aver buttato al macero la cattiveria dei suoi tracciati, il Giro si prenda almeno la briga di non sparare più a tutto volume il fatidico slogan, La corsa più dura del mondo eccetera eccetera. A meno che da qui in avanti non si vogliano raccontare bugie. Ma anche in questo caso conviene pensarci due volte: hanno le gambe cortissime, soprattutto queste, perché non c’è come guardare l’elenco della tappe per capire subito quello che Beppe Saronni, ancora oggi il numero uno nel fiutare il percorso alla Saronni, riassume in parole semplici e conclusive: “Quest’anno nemmeno la terza settimana è così dura”. A dirla tutta, sembra che l’abbiano chiamato al telefono e abbiano disegnato il percorso sotto dettatura.
Tanti auguri agli scalatori puri. A quelli che ci saranno. Complimenti e felicitazioni ai cronomen buoni anche in montagna. A quelli che ci saranno. Perché poi, a fronte di un percorso senza spezie, senza spina dorsale, né carne né pesce, che vuole piacere a tutti e dunque non piacerà a nessuno, a fronte di un Giretto che fa il solletico, resta immancabilmente aperta – e molto ansiogena - la solita questione annuale dei campioni al via. Nessuno, al momento, risulta arruolato. Ma almeno questa, di tradizione, è rispettata: anche stavolta bisognerà prima sapere chi farà il Tour.