Ha corso con Pantani e Armstrong, avrebbe potuto farlo anche con Gerbi e Trueba. Ha battagliato con Cunego e Basso, avrebbe potuto guerreggiare anche con Massignan e Balmamion. Ha duellato con Schleck e Contador, avrebbe potuto sfidare anche Gaul e Bahamontes. Perché era un corridore fuori dal tempo, dunque di tutti i tempi. Ed è, forse, un po’, anche un uomo fuori dal mondo, dunque di tutti i mondi.
Gilberto Simoni: le strade del ciclismo ci incrociano stavolta al Tour of Antalya, in Turchia. Ospitato del Team Namedsport-Rocket, accolto dagli organizzatori come una stella caduta dal cielo, chiamato a premiare i vincitori e a partecipare anche alla granfondo degli amatori, lui non si risparmia. Una mano e un sorriso, una foto e una firma, un battuta o un discorso in una lingua fatta di italiano, trentino, inglese, francese, tedesco e forse anche turco, cioè la lingua stradale e universale del ciclismo, non si nega mai a nessuno.
Scalatore nato, Gibo sembra affrontare la vita con la leggerezza di chi è costretto ad affrontare pendenze e tornanti fino ad adottarli e amarli, fino a non potervi più rinunciare. Da montanaro è abituato a guardare in alto, senza conoscere l’arte della diplomazia né il mestiere delle pubbliche relazioni. Così si fida, si affida, con l’inevitabile risultato che spesso la sua fiducia e la sua ingenuità vengono tradite. Mondiali 2001 a Lisbona: ricordate? In 17 anni di professionismo, e prima in quelli da dilettante, e dopo in quelli da testimonial, Gibo avrebbe da dirne e da scriverne. Lui frena subito: “Ho già combinato tanti di quei casini da corridore, ci mancherebbe continuare a farne adesso che non corro più. Meglio lasciar perdere, o immaginare”. Pantani, Armstrong, Riccò, Frigo…? “Non ne parlo più. Non apriamo il vaso di Pandora”. Eppure, “se mi chiedessero se lo rifarei, risponderei di sì, lo rifarei, e come a un tavolo di un casinò, restituirei tutto quello che ho vinto per giocarmela ancora e di nuovo”.
Nel suo piccolo, Simoni è entrato nella storia del ciclismo: non solo per la maglia di campione d’Italia fra i dilettanti o le maglie rosa finali al Giro d’Italia 2001 e 2003 (più quello vinto tra i dilettanti). E’ nella storia per il suo ciclismo senza età, che va dalle bici di ferro a quelle di carbonio, dalle maglie di lana cotta a quelle di fibre spaziali. Anche adesso, quando può, prende la bicicletta e va. Va sulla bici da corsa o sulla mountain bike, va su strada o sui sentieri, va in Sardegna o va sull’Himalaya. Va dove lo porta il cuore. Stavolta il cuore lo porta alla GiboStorica, a Castiglion Fiorentino (Arezzo), sabato 2 e domenica 3 marzo, un appuntamento itinerante organizzato in suo onore da amici così felici di dedicarsi all’evento da dimenticarsi di partecipare alla pedalata. In programma domani alle 18 il film “Scacco al tempo” scritto e diretto da Nello Correale su Francesco Moser e alle 20 la cena con Gilberto Simoni (il ricavato devoluto alla Fondazione Fabrizio Meoni Onlus); domenica alle 9.30 il via a due percorsi, in Valdichiana, con bicicletta e abbigliamento d’epoca, la sosta in una fattoria e l’attraversamento di Cortona.
E, potete giurarci, Givo vi accoglierà dandovi la mano e regalandovi un sorriso.
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