Era giovane e bella, alta ed elegante, sportiva e maestosa. Si chiamava Violet Wilson e amava andare in bicicletta. Si era presentata – in bicicletta - in Baker Street, nell’ufficio di Sherlock Holmes e del dottor Watson, per chiedere aiuto. Un uomo la seguiva – anche lui in bicicletta – nel tratto di strada che Violet percorreva da casa alla stazione ferroviaria. Con quali intenzioni? Holmes e Watson accettarono di aiutare la donna. Ipotizzarono, studiarono, indagarono, finché scoprirono l’intrigo e assicurarono i colpevoli alla legge.
Elizabeth e Joseph erano due americani – oggi si direbbe – cicloturisti, ma – allora: fine Ottocento – pellegrini in bicicletta, anzi, in tandem, anzi, “in triciclo”. In treno da Londra a Parigi, poi a pedali da Firenze a Roma. La strada è sempre stata un romanzo a cielo aperto: una badessa che elargì la sua benedizione solo dopo un’offerta per i bambini poveri, un garzone che si innamorò del velocipede, la strada bianca che si insinuava nella campagna, un albergo che aveva una grande stalla pulita in cui mettere al riparo il triciclo, la casa del Boccaccio con la torre e la porta ad arco.
E Luigi Masetti, l’anarchico, “turista eccezionale e internazionale”, che in bicicletta andò fino a Mosca, poi allungò di quattordici chilometri per visitare Leone Tolstoi, restò a parlare con lui quasi un’ora, e alla fine Tolstoi gli regalò il proprio ritratto con la firma e la data. E pensare che Masetti, delle opere di Tolstoi, non ne aveva letta neppure una.
“Racconti in bicicletta” (Tarka, 206 pagine, 16,50 euro) è un’antologia che ha nelle due ruote una chiave di lettura, un punto di riferimento, una terra di mezzo. Virginio B. Sala, che ha curato l’opera e scritto l’introduzione, ha selezionato, oltre agli scritti di Arthur Conan Doyle, Elizabeth Robins Pennell e Joseph Pennell e Ottone Brentari, anche quello di Luigi Vittorio Bertarelli, il fondatore del Touring club italiano (che alla nascita era Touring club ciclistico italiano), tre dello scrittore faentino Alfredo Oriani, due del bolognese Olindo Guerrini alias Lorenzo Stecchetti, due del marchigiano Alfredo Panzini, uno del comasco Carlo Linati e uno del senese Federico Tozzi.
La bicicletta è una buona scusa e un’ottima giustificazione, è l’oggetto di una invettiva e l’opinione di un sindaco, è un piacere in movimento e un movimento di piaceri, è sempre una musa ispiratrice.
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