Petr Vakoc comincia a vedere la luce in fondo al tunnel e si racconta: «Sono stato investito da un camion e sono fortunato ad essere vivo. Dopo tre interventi chirurgici, mesi di riabilitazione e un aumento graduale del carico di allenamento, sembra che il recupero sia vicino. Non solo il ritorno alla vita normale, ma anche il ritorno alle corse. Il mio obiettivo è di essere di nuovo alla partenza di una corsa tra 100 giorni.
È un percorso con un traguardo incerto, ma che di per sé è già un obiettivo. Voglio correre ancora, voglio tornare a vincere! Sto lavorando duramente per tornare al livello cui ero prima e arrivare ancora più in alto. Mi sto avvicinando a questo progetto con umiltà, perché ho imparato che puoi sempre dare il massimo ma ci sono cose che escono dal tuo controllo. Come essere investito da una macchina... Puoi scegliere strade non frequentate, guidare con le luci accese anche durante il giorno e dare precedenza alle auto anche quando sei sulla strada principale. Ma in un attimo, un autista distratto o semplicemente la sfortuna possono mandarti a terra e la tua vita potrebbe finire... Sono felice di essere vivo, di essere in grado di tornare a una vita normale e, nonostante alcune conseguenze permanenti, poter inseguire il sogno di tornare in gruppo.
Sicuramente non è possibile prevenire tutti gli incidenti, ma sono convinto che i rischi possano essere ridotti: c'è inutile ostilità tra autisti e ciclisti sulle strade. Le persone in auto spesso non si rendono conto di quanto sia pericoloso sfiorare i ciclisti per questione di centimetri. Per me, questo è stato un argomento centrale negli ultimi mesi: vorrei cambiare la situazione in meglio magari introducendo una regola per superare i ciclisti con una distanza minima di 1,5 metri, come già accade in molti altri paesi.
Il mio obiettivo è tornare alle corse a febbraio. Ho avuto ed ho tuttora uno straordinario supporto da parte della squadra. Ho avuto l'opportunità di prendermi tutto il tempo necessario per stare bene e tornare in forma, senza alcuna pressione. Lo apprezzo molto perché nello sport professionistico non è affatto scontato. Se tutto procede secondo i piani, in 100 giorni esatti riattaccherò il numero sulla schiena e tornerò in corsa con tutti i compagni di squadra del Wolfpack».
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