GATTI&MISFATTI | 19/05/2018 | 18:56
di Cristiano Gatti -
Ai corridori pensa il direttore Stagi con le sue pagelle, pareri ovviamente personali, ma sempre in onestissima buonafede. Per quanto mi riguarda, in occasione del tappone vorrei proporre mie personalissime valutazioni, ugualmente in spassionata buonafede, sull’opinionismo Tv, chiamato a dare il meglio nella giornata più importante del Giro.
Alla corte della Zia, lasciando Beppe Conti disperso sotto una catasta di polvere e di ricordi seppiati, salgono in cattedra tre nomi variamente amati e popolari.
Il primo è Davide Cassani, ct azzurro e altro ancora (la sua carta d’identità ha formato A4 per farci stare tutti i mestieri). Posso dirlo in perfetta serenità: grande prova, la sua, sullo Zoncolan. E’ il primo a cogliere la bella difesa di Dumoulin, che nell’ultimo chilometro non perde niente da Yates. Ma soprattutto è il solo ad andare giù piatto sui destini di Aru, senza giri di parole e senza eufemismi patriottardi, del tipo giornata storta e quelle baggianate lì. Davide è dolorosamente chiaro: “Purtroppo Aru non va dall’inizio. In tutto questo Giro non ha mai retto il ritmo dei migliori”. Per un tizio che tra una cosa e l’altra resta pur sempre guida del ciclismo azzurro, non è facile dirlo. Dev’essere quasi straziante. Un punto in più perché comunque lo dice. Sincerità prima di tutto, anche a costo di prendere a randellate la diplomazia. Voto 8.
Il secondo è Alessandro Petacchi. Suona molto singolare che un re dello sprint sia chiamato a pontificare sulla salita più terribile del continente, inizialmente fa l’effetto di un astemio che parli di vini, o di una religiosa che parli di lap-dance. Ma siccome io non soffro di pregiudizi, lo sto ad ascoltare con mente sgombra. E devo ammettere che è una piacevole sorpresa. Petacchi riduce al minimo l’uso delle parole, non ne spende una inutile, però dice chiaro e netto ciò che pensa. Il suo limite sta tutto nella postura da appisolato cronico. Nel ritmo da narcolessia acuta. Devo però dire che in un mondo di mitragliette nevrotiche, un po’ di sana gnagnera non stona neanche tanto. Voto 7.
Il terzo è Stefano Garzelli. Apprezzabile lo sforzo di essere meno inamidato rispetto agli ultimi Giri. Tentativi evidenti di digerire al più presto l’asse da stiro che ne limitava i movimenti e la scioltezza. Sullo Zoncolan, però, c’è la sua Caporetto. Con una scelta incomprensibile, decide di fare corsa parallela con Aru. Due ore prima della salita decisiva, ci infligge una pizza spiegando perché sarà finalmente la grande giornata di Aru, con tanto di immagini rallentate delle ultime tappe - in pianura! – che dimostrano quanto il nostro campione sia di nuovo in palla (???, ndr). Da cosa lo intuisca, può saperlo solo lui. E comunque. Aggiunge che in chiave ottimismo italiano pre-vede bene anche Formolo e Ciccone. Ne beccasse uno. Ignorato solo Pozzovivo, che difatti arriva terzo. A seguire, quando Aru si presenta sfiancato sul traguardo, il nostro opinionista infallibile svolta su una nuova previsione: da qui in avanti il duello sarà tra Froome e Dumoulin. E Yates? Lo sa il Signore, nemmeno citato. Ma non è il caso di farne un dramma: visti i precedenti, io al posto di Yates mi sentirei già il Giro in tasca. Voto (per Garzelli, non per Yates): 3. Da dividere a metà con Aru.
Copyright © TBW