GATTI&MISFATTI | 09/05/2018 | 18:57 di Cristiano Gatti -
Quando le nostre nonnine si avviano verso le chiese per il rosario del mese di maggio, quando i pizzaioli cominciano ad accendere la legna dentro al forno, quando gli impiegati dell’ufficio fidi arrivano al campetto per il torneo notturno, proprio in quest’ora crepuscolare che chiude il pomeriggio e apre la sera, se Dio vuole, anche i ciclisti del Giro d’Italia si decidono a concludere la tappa.
Io non sono vecchio come un mammuth, eppure ricordo ancora benissimo quando gli arrivi erano previsti e conclusi tra le 15 e le 16, con tutto il tempo per un inventarsi un pomeriggio di altre attività. Poi le esigenze televisive e i calcoli dei flussi d’ascolto, che pensano di aspettare il ritorno a casa della classe operaia e bancaria per alzare l’audience, hanno spostato il fuso orario di parecchio. Ormai siamo intorno alle 18. A occhio e croce, se lo godrebbero a metà pomeriggio in Groenlandia.
Peccato per il Giro e per i girini che questo non sia per niente orario di chiusura. Dopo il traguardo, comincia la seconda tappa: lunghi ritorni in albergo, massaggi e lavaggi, cene e riunioni di lavoro. Arriva notte in un amen. Lavorare in fonderia è sempre peggio, ma neppure questi ritmi sono un ballo in maschera.
A me sembra un po’ di sognare. Non faccio che ascoltare, qui in carovana, le più moderne e sofisticate tecniche per la gestione della vita atletica in ciascuna delle sue fasi, dalla competizione al riposo, con l’ottimizzazione dell’alimentazione, del sonno, del recupero. Gente che mangia entro i dodici minuti dopo l’arrivo, gente che fa i rulli prima e dopo, presto anche durante, gente che gira con il cuscino di quando aveva dodici anni, gente che ha le cuffiette con melodie new age, gente che ha le cuffiette per restare in contatto con la mamma. Tutti s’inventano i propri segreti magici, per raggiungere il punto estremo dell’armonia psico-fisica. Quasi mistico.
Poi si arriva al Giro e va tutto a ramengo. Come baristi e camerieri, non hanno più orario. Cominciano all’alba e chiudono quando si può. Sbattuti di qui e di là a tutte le ore, bioritmi e metabolismi presi a schiaffi, armonia psico-fisica da morir dal ridere. Per sentirsi poi magari rimproverare perché vanno piano (e non è vero).
Il problema del Giro Slow, sia ben chiaro una volta per tutte, non è dei corridori: è del nuovo sistema messo a punto dalle volpi della società-spettacolo, alla continua ricerca della massima modernizzazione. Non mi stupirei per niente se un giorno la tappa del Giro di corresse al casinò, in cyclette elettrica e assistita, dalle due alle quattro di notte, guardando video di Fedez.
Mai però lasciarsi pendere dallo sconforto. Se l’arrivo ormai cade proprio mentre nelle case di riposo servono la minestrina, non bisogna vedere tutto nero. Conviene sempre sforzarsi di vedere un lato positivo. Personalmente, trovo fantastico che l’ora tarda ci levi dai piedi il Processo su Rai2. Anche così, per pochi intimi, su RaiSport, riesce a essere pesante e noioso come Ben Hur. Ma andiamo per gradi. Magari, un giorno, si decideranno a sopprimerlo del tutto. Quello sì sarà un buon giorno.
Lungi da me difendere la zia, però questo articolo mi sembra condito di eccessiva acrimonia. Uno può non apprezzare senza augurare morte e devastazione...
realta'
10 maggio 2018 07:29ERIO
e' vero, ormai arrivano dopo le 18, personalmente registro Eurosport (per non dormire con la Rai) e sono costretto a programmare anche le due trasmissioni che seguono. ha ragione il giornalista, una volta arrivavano alle 16, tra un po all' aperitivo...
Andrebbe soppressa anche questa rubrica
10 maggio 2018 15:36Monti1970
La De Stefano va%u2019 soppressa ma ancora prima questa rubrica
Se ne faccia una ragione Gatti è meglio che si occupi di qualche altra cosa
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