GATTI&MISFATTI | 18/03/2017 | 18:38 di Cristiano Gatti -
Ma dove sono tutti, dove sono finiti i geometri di Riviera, che ogni anno misurano con bindella e altimetro le metrature e le pendenze della Sanremo. Forse sono ancora sulle Manie, pronti a riproporre come dischi rotti il solito motivo da Teatro Ariston, basta con questa Sanremo troppo facile, mettiamoci una salita, due salite, tre salite, magari anche qualche paracarro e un po’ di bande chiodate per fare selezione, per rendere la corsa dura, per farla finalmente più simile alla Roubaix o al Lombardia. Sinceramente stavolta faccio fatica a sentirli. Forse sto diventando sordo, ma proprio non avverto il coro delle prefiche. Neppure in lontananza. Sono sicuro che per sette ore, le solite sette ore di studio e di rosolamento, di nervi e di tattica, avevano già pronto lo slogan in canna: basta noia, mettiamo salita nella Sanremo. E anche sul Poggio, per tre quarti, tutto sembrava giocare a loro vantaggio: gruppo compatto e geometri pronti per le stroncature del dopogara…
Poi Sagan. Poi nel grande teatro irrompe il mattatore del momento e lo spettacolo esplode. Sagan il campione del mondo. Sagan il campione totale. La zampata letale negli ultimi metri del Poggio, poi quella discesa pazzesca e suicida. Ma dietro ci sono altri due clienti, due bruttissimi clienti, Alaphilippe e “Kwiato”, il primo bravo a ricucire, il secondo furbo come il demonio, un cambio tanto per evitare che rientri il gruppo, poi a ruota per non sprecare neanche un nanogrammo di sudore.
La storia della Sanremo, il quarto d’ora più elettrico della stagione, dopo le sette ore più noiose della stagione, improvvisamente si ribalta. E’ il brand Sanremo, cari geometri che misurate tutto in centimetri e in altimetria, che non comprendete la diversità, l’originalità, l’unicità di questo appuntamento. La sua inimitabile specificità. Di un’altra Sanremo, più anonima e più logica, più lineare e più normale, non sappiamo cosa farcene. Non vogliamo che somigli al Lombardia, che sia una via di mezzo, che sia tutto e niente. Non vogliamo che somigli a niente e a nessuno. Vogliamo che resti intoccata e intoccabile, così come è, imprevedibile, carogna e megera. Stavolta lo è più di altre volte, come quasi mai. Il più forte, qui, può sempre lasciarci la zampa. Ma in questo caso il thriller è sublime. Se ne accorge Sagan, che è certamente il più forte, ma con questa Signora molto strega non significa niente. Il più forte, qui, può perdere all’ultimo metro, dopo trecento chilometri, trasformando il miele in fiele nel giro infinitesimale di un respiro. Vince Kwia, per Sagan ancora e sempre lo schiaffo della vittoria svanita.
Geometri, guardateli là sul podio, i primi tre: sono riusciti ad arrivare da soli, altro che solita volatona di gruppo. E sono il meglio del momento, sono forza e classe, sono presente e futuro. E’ un podio regale e reale, il meglio che c’è. A dimostrazione che anche la Sanremo così com’è, per quanto perfida e strega, alla fine sa diventare giusta e veritiera. Così com’è, senza bisogno d’altro, senza il tocco dei geometri.
Concordo in pieno, qualunque tentativo di fare della Sanremo qualcosa di diverso da quello che già è sarebbe un errore. Ogni classica che è diventata un monumento lo deve grazie a una sua cifra unica e inimitabile, sarebbe folle pensare che la Sanremo sarebbe migliore se somigliasse un pochino di più alla Liegi o al Lombardia. È il regno della velocità e dell\'incertezza, del colpo di mano e della scaltrezza, dell\'audacia e dell\'imprevisto, e tale deve rimanere. E poi è anche tecnicamente giusto che almeno una delle corse più belle sia alla portata dei grandi sprinter, lo sprint è una specialità cardine del ciclismo al pari della salita o della cronometro. Quella di quest\'anno è stata bellissima grazie a Sagan ma anche a Kwia, che non va sottovalutato. Anche lui è un campione del mondo.
Non cambiate!
18 marzo 2017 22:35gianni
Finale veramente molto bello, avvicente. Se si cambiasse, si rischierebbe di cambiare in peggio.
Gianni Cometti
Geometri
19 marzo 2017 04:09Jeanphill
Da cosa deriva tutta questa avversione per i geometri?
Manie
19 marzo 2017 07:31Andrea'69
Sono di parere opposto, come la Sanremo non è nata con il poggio e neppure con la cipressa ,alla Sanremo appunto rimetterei la salita delle Manie. Non abbiamo sempre un Sagan che riesce a fare spettacolo!
disco rotto e un pò geometra
19 marzo 2017 13:46vandeboer
7 km di corsa avvincente, ma grazie a Sagan! per i primi 280 km non abbiamo visto nulla! Ho sempre sostenuto di farla partire da Novi L. o Tortona, ora leggendo l'articolo e alcuni commenti, passo dalla parte dei sostenitori del percorso attuale e propongo di togliere Cipressa e Poggio in modo da rendere la corsa ancora più più incerta
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