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Cosa è successo a Kigali domenica 2 marzo, nell'ultima tappa del Tour du Rwanda? Qualcosa di ascrivibile alla scelta, apparsa alquanto opinabile (per usare un eufemismo), del francese Doubey, la cui presenza nell’albo d’oro come vincitore di questa edizione 2025 non può che discendere dalla situazione generatasi a meno di 20 km dal traguardo.
Già, perchè il corridore della Total Energies si è assicurato questo 17esimo Tour du Rwanda dopo aver forzato decisamente il ritmo: quello della protesta. Doubey “non lascerà un buon ricordo a pubblico e organizzatori” sintetizza in modo duro ma impeccabile L’Equipe.
Il transalpino, come si è visto chiaramente dalle immagini in diretta corroborate dalle testimonianze a vario titolo di chi era in corsa, è riuscito a fermare il plotone quando mancava poco più di un giro alla conclusione della prova, svoltasi sotto gli occhi di una delegazione dell’Uci.
Sì, il meteo era stato effettivamente avverso, tanto da rendere impraticabile a causa del fango il Mount de Kigali, nonchè l’omonimo muro inseriti nel circuito lungo che a metà corsa rappresenterà l’asperità più importante del prossimo mondiale. Dopo che una caduta collettiva di trenta corridori aveva indotto l’organizzazione ad aspettare che la strada si asciugasse, la maglia gialla Doubey aveva già animato una prima protesta volta all’annullamento della prova.
Al secondo tentativo, il 31enne della Total Energies ha di fatto assecondato la propria volontà di cristallizzare la situazione di classifica determinatasi fino alla vigilia di una manifestazione sviluppatasi in modo emozionante e coinvolgente da domenica 23 febbraio a sabato 1° marzo.
Festeggiato comunque come il trionfatore dai propri connazionali eritrei, Henok Mulubrhan, secondo nella graduatoria generale con 6” di distacco, non ha potuto che assecondare la forzatura di Doubey, come se nel momento che ha portato alla sospensione vi fossero condizioni estreme tali da impedire la continuazione della gara. Sotto la finish line del Convention Center di Kigali, quando mancava una delle quattro tornate previste, la Giuria non ha potuto far altro che assecondare lo stop, vista la situazione creatasi, digerita male in primo luogo proprio da Mulubrahan (“a lui ha fatto comodo che non ci fosse classifica oggi” ha affermato il corridore della Xds Astana, mentre il giovane belga della Lotto Milan Donie ha rincarato la dose: “Se annulliamo una tappa così allora cosa avverebbe nelle Fiandre?. Il pavè scivoloso e inzuppato non significa che una corsa non possa svolgersi”.
Il test-event sul percorso mondiale era atteso da Uci e dai partner dell’organizzazione iridata (ASO e Golazo). Indicativo un provvedimento già adottato dal presidente di Giuria, che ha inflitto a Doubey una multa di 200 franchi svizzeri con una motivazione forte: “comportamento inconveniente e fuori luogo a danno dell’immagine dello sport”. Adesso potrebbero seguire altre decisioni di natura disciplinare nei confronti del ciclista.
Detto questo, vanno registrate le parole del direttore del Tour du Rwanda Freddy Kamunzinzi (“non abbiamo mai voluto far prender rischi ai corridori ed abbiamo ricevuto complimenti per l’organizzazione generale”), così come l’Unione Ciclistica Internazionale da oggi sa bene di non dover sottostimare l’indicazione circa le migliori pratiche (asfalto drenante e pulizia speciale del tracciato compreso) per limitare possibili inconvenienti legati alle precipitazioni equatoriali, da mettere in conto nell’arco di una settimana.