Interessante e di buona lettura ma soprattutto ben documentato (grazie all’archivio sterminato dell’amico Renato Bulfon) e nobilitato dalla prefazione di Marco Pastonesi, questo nuovo volume edito da Alba Edizioni e curato nei testi da Francesco Tonizzo.
Virginio Pizzali, nativo di Mortegliano, e, come tanti allora “garzone ciclista” inizia a correre su strada perché era forte e tra i “puri” vinceva su ogni percorso. Poi quasi per scommessa si scopre pistard, fa l’inseguimento ma non è fortunatissimo… La beffa gliela fornisce l’Olimpiade 1956, Melbourne. Fa parte del quartetto e nelle qualificazioni, l’Italia è abbinata al Sud Africa, A due terzi gara, Pizzali sfiorò la ruota di un compagno e cadde, ma l’Italia passò comunque il turno. Amara la diagnosi: frattura della clavicola e dentro la riserva Valentino Gasparella. Con lui la squadra azzurra (Leandro Faggin, Tonino Domenicali e Franco Gandini) alla fine conquistò il titolo. Ma per Pizzali, benché fosse della partita, l’oro non c’è mai stato.
Negli anni a seguire trova dentro di se un feeling particolare con gli stayer. Nel 1957 l'UCI decise di organizzare a Lipsia il Criterium mezzofondo per dilettanti (un vero e proprio mondiale ma unico e mai più replicato nella storia del ciclismo,) e lui si impone. Viene premiato con una maglia bianca contornata con i colori dell'iride, una maglia autenticamente unica, senza uguali. Campione del Mondo senza l’iride ma perlomeno prossimi graditi ingaggi nei catini del nord Europa dove la specialità era seguitissima. Qualche giorno dopo alla ruota di Pellizzari (ottimo ex pistard e grande allenatore in moto), fece una gara al Vigorelli alla media di 86 Km/ora..
Il commendator Borghi non se lo lasciò sfuggire e lo mise sotto contratto. Pizzali si trasferisce per un paio d’anni a Parigi dove naturalmente è acclamato come Pizzalì... Ma è ancora abbastanza “sfigato” perché ai Mondiali professionisti stayer del 1959 (il suo notissimo allenatore era l’ultrasettantenne Pasquier), i due danno spettacolo. Quando era in testa a quattordici giri dalla fine, pressato da Timoner, mentre stava doppiando due concorrenti, toccava malamente il rullo, si disuniva e cadeva pesantemente procurandosi gravi ferite proprio quando ormai sembrava avere l’oro in tasca. Tra alti e bassi riprese a pedalare con il morale sotto i piedi. Nel 1963 scende di bici tra molte attestazioni di stima e tanti amici.
Questo libro, particolarmente documentato, lo ricorda serio e talentuoso ma anche gioviale, simpatico, insomma una persona squisita. Personalmente mi onoro di averlo conosciuto già ottantenne come ottimo amico e “raccontatore” speciale della sua passione a pedali.
Francesco Tonizzo
Virginio Pizzali, il campione di Mortegliano.
Settembre 2024 Alba edizioni.
102 pag - 10 euro - per info Tel. 338 4137586
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