SIVIGLIA Senza un metro di pianura. La sesta frazione della Vuelta 2024, infatti, prende il via da Jerez de la Frontera, conosciuta i n tutto il mondo per il suo straordinario vino - di Jerez o Sherry, che non ha nulla a che vedere con le ciliegie - declinato in varie versioni: secco (manzanilla, fino, amontillado, palo cortado, oloroso tutte da uve palomino), dolce (moscatel e Pedro Ximenex, da uve omonime) e secco liquoroso (cream o pale cream, con aggiunta di mosto). Traguardo dopo 185,5 km a Yunquera, un “pueblo blanco” ai piedi del parco nazionale Sierra de las Nieves e le sue infinite distese di pinsapos, gli abeti spagnoli. Tappa tutta andalusa dunque.
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Vista sulla cartina è una tappa perfetta per la fuga. Il francese Bruno Armirail e Pippo Zana potrebbero essere tra i protagonisti. Tre gpm lungo il percorso. Il primo è il più duro, si chiama Puerto de Boyar, 1a categoria di 14,7 km al 5,5%. Seguono poi il Puerto de Viento (3a cat., 6,6 km al 4,3%) e il Puerto Martinez (3a cat. 3,5 km al 6,3%). Traguardo sull’Alto de Abejas (la cima delle api) un 3a cat. di 8,9 km al 3,9%.
Intanto comincia a montare la polemica sull’andamento lento del gruppo che ogni giorno arriva al traguardo più o meno in ritardo. Soprattutto i commentatori televisivi spagnoli, forse pressati dai tempi della produzione, accusano il gruppo di mancanza di serietà e di rispetto verso il pubblico. Ma con il caldo bestiale e le giornate che si prospettano prima di arrivare a Madrid è abbastanza normale che i corridori tentino di risparmiare, quando possibile, un po’ di fatica. Perché in fondo, per quanto forti e preparati siano, sul manubrio non hanno la manetta del gas.