Cento anni fa, il 14 agosto 1924, giovedi, nasceva a Gavi (Al) Andrea “Sandrino” Carrea. Due giorni dopo fu ritrovato il cadavere di Giacomo Matteotti. Il fatto storico non ha niente a che vedere con “Sandrino” ma è bello pensare che lui, pargoletto, sia venuto al mondo portando gioia e serenità in un momento in cui l’Italia stava attraversando un momento molto difficile.
Muratore e contadino, conosce Serse Coppi e Biagio Cavanna e disputa qualche garetta prima della guerra. Fa appena in tempo a sapere che Fausto Coppi ha vinto il Giro e poi sopraggiunge il conflitto. Vive anche l’esperienza dei campi di concentramento tedeschi. Al ritorno della pace, incontra la SIOF e si dedica, come sappiamo, alla bicicletta e in seguito, a Coppi di cui diventa fedele gregario e uno dei più fidati amici.
Fosse stato un albero sarebbe stato una quercia; fosse una pietanza sarebbe una polenta con salsiccia. Fosse stato una città sarebbe una città murata, Bergamo, in Italia, o Carcassonne in Francia. Avesse dovuto cantare una canzone gli avremmo sentito intonare sul ritmo 4/4 le note di Vecchio Scarpone. Fosse stato un animale sarebbe stato un incrocio tra un cinghiale e un orso. Coriaceo e spigoloso all’apparenza, ha costituito con Ettore Milano, il nucleo squadra della Bianchi per appena un un lustro, ma un lustro glorioso…
Possiamo anche dire che ha attraversato il ciclismo nazionale caratterizzandolo con la sua unicità. Soprattutto ha attraversato il ciclismo di Fausto Coppi. Carrea l’ha visto che si allenava come e più di chiunque altro. L’ha visto andare come una moto e l’ha visto non andare più avanti come durante la famosa tappa di Montpellier nel Tour del 1951, quando finì addirittura fuori tempo massimo. Carrea l’ha visto correre col mal di stomaco; l’ha visto ridere quando a Losanna lo stesso Sandrino conquistò per caso la maglia gialla e se ne vergognava per averla sottratta nientemeno che a Fiorenzo Magni; l’ha visto piangere come al Lombardia del 1956. L’ha visto infine al 2 gennaio in una cassa da morto.
Ma in seguito Fausto è vissuto sempre nei suoi sogni e nei suoi ricordi che, da uomo squadrato come era, teneva tutti per se senza indulgere al benché minimo protagonismo di riflesso. Non per niente secondo me, la più bella canzone su Fausto Coppi ha come protagonista “Sandrino” Carrea. Una canzone commovente, protagonista la sua maglia gialla. https://www.youtube.com/watch?v=jtWHTQ5GXD4
Il Campionissimo e la sua straordinaria epopea del Tour 1952, vengono visti attraverso gli occhi del suo gregario più forte: 9° in classifica generale, 1° nella classifica a squadre e, come abbiamo raccontato, portatore per un giorno delle insegne del comando. Quella maglia gialla, eccezionale e ricca di sudore e dedizione è a mio modo di vedere il più bel racconto che Carrea ha lasciato a tutti noi e al figlio Marco. E con lui vogliamo festeggiare oggi il centenario del “Re dei Gregari”
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