E' sempre così, d'altra parte il gioco è molto facile: si parte con la mistica di questo povero Vingegaard, martire ed eroe, poveretto con quello che ha passato fa già miracoli, comoda per Pogacar infierire su un infermo.
E pazienza se soltanto mercoledì, cioè quattro tappe fa, gli stessi erano tutti qui a spiegarci minacciosi e tronfi che la festa per Pogacar era finita, il giorno in cui Vinge lo rimontò e lo superò in volata, basta, da qui in avanti comincia il Tour di Vinge, ha superato il rodaggio e adesso comincia a farlo nero, arrivano le sue salite e Teddy può dire addio al sogno megalomane della doppietta Giro-Tour.
Lascio ai devoti di questa narrazione il gusto di trovarne una nuova, mi limito però a dire che è veramente patetico e antisportivo sminuire la superlativa gara di Pogacar con le supposte limitazioni fisiche del convalescente Vinge. Tanto per cominciare, un infermo non rifila al resto del gruppo simili distacchi tutti i giorni. E comunque, non mi pare che tutte queste attenuanti furono concesse soltanto un anno fa a Teddy, quando lui pure veniva da un infortunio (frattura al polso, Liegi-Bastogne-Liegi), con tanto di recupero affrettato. Allora, ricordo bene, ci fu la libidine generale di dire che il danese aveva ridimensionato il fenomeno Pogacar, che lo stesso Pogacar poteva anche essere più completo vincendo le corse in linea, ma che nei grandi giri non c'era più storia, il numero uno si chiama Vingegaard, Pogacar ha finito di fare lo stupendo
Eccoci qui al riepilogo. Magari Vinge nella terza settimana fa nero Teddy anche quest'anno, magari. Ma a me sembra di poter già concludere, liberandoci dal tifo personale, che il vero tratto distintivo di questo Tour 2024 sia uno solo: a parte Vinge, quest'anno Pogacar è più forte. Forse è il miglior Pogacar di sempre, anche se su questo ci andrei cauto, vista l'entità del fenomeno. In ogni caso, gli show che sta regalando al mondo, lo stesso record sulla salita finale del trionfo pirenaico, tutto sta qui a dirci di un Teddy in versione stratosferica, certamente un gradino sopra quello del 2023. Non lo dimostra solo la differenza con Vingegaard: lo dimostra la differenza con tutti gli altri, i migliori del mondo, ridotti anch'essi come i meno migliori del Giro. Umiliati e annichiliti.
Questo bisognerebbe dire, solo questo. Prendere Teddy così com'è, nello splendore di una sua maturità compiuta, e semplicemente stupirci, incantarci, meravigliarci. Invece no, bisogna prima di tutto dire che batte mezzo Vingegaard (ma non s'era detto che ogni giorno in più sarebbe stato un vantaggio per il suo stato di forma?).
Punto. E nient'altro da aggiungere. Resta sempre valida l'idea che accompagna Pogacar dal primo giorno della sua carriera: quando nasce un fenomeno, deve sapere già come funziona la vita. Mezzo mondo lo ammirerà, ma l'altro mezzo farà di tutto per sminuirlo, declassarlo, ridimensionarlo. Mezzo mondo (almeno) è mosso dall'invidia.