Il piano originale di Tadej Pogacar non era quello che abbiamo visto in gara, poi però la situazione si è girata a suo vantaggio e lo sloveno ha deciso d’agire d’istinto.
«Ho usato Adam (Yates) come ponte e la squadra è stata fantastica – ha spiegato Pogacar – Volevo vincere allo sprint con un gruppo ristretto e prendere qualche secondo d’abbuono e invece ho agito d’istinto e le cose sono andate meglio».
Lo sloveno è sempre più in giallo e in cima a Saint Lary Soulan Pla d’Adet, ha tagliato il traguardo con 39” di vantaggio su Vingegaard e 1’10” su Evenepoel. Questo è un altro colpo importante che Pogacar ha inferto a Vingegaard, ma lo sloveno non vuole assolutamente parlare di una vendetta.
«Non mi piace molto il termine vendetta. Il ciclismo è un gioco: certe volte si vince e altre si perde. Vincere una tappa del Tour de France è sempre una grande vittoria. Ed è ancora più bello quando la raggiungi con la maglia gialla sulle spalle. È una sensazione davvero difficile da descrivere».
La UAE Emirates, ancora una volta ha dominato la corsa e il lavoro di squadra è stato determinante per arrivare al successo. «Tutti i miei compagni di squadra hanno fatto un lavoro incredibile. A cominciare da Nils Politt e Tim Wellens, che già avevano lavorato molto nelle precedenti tappe per i velocisti. Anche oggi hanno fatto un ottimo lavoro in pianura. Anche Marc Soler ha lavorato molto e sull'ultima salita Pavel Sivakov ha aggiustato il ritmo del gruppo prima dell'attacco di Adam Yates. Sono davvero molto orgoglioso di portare in squadra questa vittoria dopo un fantastico lavoro di gruppo».
Adam Yates oggi è stato l’uomo chiave e Pogacar sperava nella sua vittoria. «Con Adam ci siamo scambiati appena qualche parola in corsa e gli ho detto di provarci, di attaccare. L'obiettivo era testare le gambe dei nostri avversari. Credevo davvero che avrebbe vinto oggi, poi non è andata così ma è stato straordinario perché è morto per me sulla strada. E’ grazie a lui che oggi sono riuscito a vincere».