Clara Emond fino a 2 anni fa era un’avvocatessa con la passione per la bici, oggi la canadese della Ef Education Cannondale ha dominato la quarta tappa del Giro conquistando la prima vittoria in carriera. La sua sembra una favola, una di quelle storie che sogni e quando meno te lo aspetti tutto si trasforma in realtà, lo dimostrano i suoi occhi lucidi e increduli dopo il traguardo, le parole un po’ smorzate durante le interviste di rito e poi poco alla volta la consapevolezza di aver fatto una vera e propria impresa.
«Sono felicissima, ma soprattutto emozionatissima, è la mia prima vittoria in carriera e mai avrei immaginato che sarebbe arrivata proprio al Giro. Sono un po’ frastornata, sto cercando di dire a me stessa che ho vinto, ma non riesco a crederci. Da quando ho iniziato ad andare in bici ho sempre sognato di poter vincere una grande corsa, era un desiderio che speravo di realizzare in futuro una volta acquisita più esperienza e invece è successo tutto così in fretta. Ci sono riuscita, h vinto una tappa del Giro. Mi sembra impossibile.» racconta Clara Emond dopo il traguardo mettendo letteralmente a nudo la semplicità di chi si è avvicinato al ciclismo per passione e lo ha tramutato in un vero lavoro.
Ieri sul traguardo di Toano, Elisa Longo Borghini aveva provato a darci una lettura della tappa odierna, adattissima per le fughe, ma anche aperta a qualche colpo di scena ed effettivamente ad Urbino ha potuto sorridere una delle attaccanti. Clara Emond faceva parte di un quintetto evaso dal gruppo dopo una quarantina di chilometri, ma durante la prima salita di giornata, a 50 km dal traguardo, ha salutato la compagnia buttandosi in un attacco solitario che l’ha portata fino ad Urbino.
«In realtà ad inizio Giro il mio obiettivo era fare bene la classifica generale, ma purtroppo durante le prime tappe ho perso tanto terreno e così ho dovuto reinventarmi – dice Clara Emond -: oggi volevamo fare una gara aggressiva e provare ad entrare nella fuga giusta, eravamo in 5 e abbiamo guadagnato un buon margine di vantaggio. Stavo bene e dopo aver dosato le energie sulla prima salita ho provato ad andare via da sola, effettivamente ho rischiato perché eravamo molto lontani dal traguardo ma il piano era avvantaggiarsi in vista della parte più tecnica. Quando ho capito che il margine era buono non mi sono più voltata e ho pedalato a tutta fino alla fine».
Sentir parlare Clara è come assistere ad una pura dichiarazione d’amore per il ciclismo. Lei che non ha solo una laurea in legge, ma anche un master in diritto dello sport, durante la pandemia ha capito che doveva provare a seguire la sua passione. Fino a quel momento andare in bicicletta era solo un passatempo per accompagnare il fidanzato triatleta, ma la canadese ha sempre avuto i numeri per puntare a qualcosa di grande.
Diventare professionista è stato come un salto nel vuoto, si è trasferita in Europa, a Girona, ed ha iniziato una nuova vita. «La cosa che mi spaventava di più era restare sola durante gli allenamenti. Le lunghe giornate sulla bici senza nessuno mi sembravano impossibili da affrontare, è stata la cosa più difficile» ci dice Clara che paradossalmente oggi si è fatta 50 km in solitaria con la sola voce del direttore sportivo nell’orecchio a farle compagnia. La sua vittoria è la ciliegina sulla torta di una carriera che è appena sbocciata, ma che in soli due anni l’ha già vista raccogliere dei risultati incredibili come la maglia di miglior scalatrice alla Vuelta Extreamdura Feminas e il terzo posto nella generale del Trofeo Ponente in rosa. La canadese pedala e intanto prosegue con gli studi e il suo lavoro da avvocato, in sella alla sua bici sogna di sfidare ancora le grandi. La sua avventura è solo all’inizio e tutti non vediamo l’ora di scoprire il prossimo capitolo.
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