Cinquantotto giorni dopo il tremendo infortunio di gara che ha visto la frattura di 5 vertebre (4 per compressione e 1 per contusione da caduta), una costola fratturata ed un polmone perforato, Iris Pecorari (atleta dalla Mtb Orienteering) ha ritrovato la sua piena autonomia. Piccoli gesti come allacciarsi le scarpe oppure poter fare la doccia.
Un calvario iniziato con uno scontro di gara con un altro biker, avvenuto ad ottobre a Mussolente. Un impatto violento, apparentemente non così serio, e con il provvidenziale intervento di una concorrente che, capendo invece la gravità della situazione, ha fatto sì che gli infortunati non venissero spostati con manovre poco opportune.
A seguire un momento difficile, duro. Un ricovero in ospedale. 4 giorni senza ricevere informazioni da medici e sanitari. Il dubbio sulla riabilitazione, sul ritorno alle gare, ma poi un altro timore ben più tosto e relativo alla mobilità nella quotidianità. Momenti interminabili che hanno avuto le prime risposte solo alcuni giorni più tardi, al nosocomio di Bassano del Grappa.
Il mercoledì successivo all’incidente è rientrato in ospedale il tecnico in grado di repertare la risonanza e l’ottimismo ha iniziato a crescere. Nel frattempo sensazioni flebili, piccoli movimenti di mani e piedi. Un buon segno.
A quel punto si è capito che ci sarebbe stato un lento recupero. Un percorso di pazienza. Una tortura psicologica per una persona abituata a viaggiare ad una velocità fisica e mentale superiore alla media.
L’INCIDENTE: “Il momento più difficile è stato quando sono arrivata sul luogo dell’incidente - racconta mamma Clizia Zambiasi - ho preso in mano la bici, rotta in 4 parti. Un blocco rigido di carbonio che si rompe in quel modo significa una botta importante. Mi sono chiesta quale colpo avesse subito Iris”.
E’ in questa fase che la razionalità trentina, unita all’operosità friulana hanno il sopravvento. “Non potevo trasmettere il mio shock, nemmeno piangere davanti a mia figlia. Ho mandato tutto indietro, lacrime comprese, ed abbiamo cercato di trovare soluzioni”.
Provvidenziale il primo intervento della concorrente Lea Biasutti, che ha correttamente immobilizzato gli atleti feriti e atteso l’arrivo dell’ambulanza. “Un intervento fondamentale, che ha evitato che alcuni dei presenti intervenissero in modo non corretto”.
IL DECORSO: E poi sono passati lunghe interminabili settimane, immobilizzata a letto e per di più con la spiacevole compagnia del Covid, contratto in ospedale.
“Dopo 2 mesi, a livello osseo, tutto si è saldato - racconta sempre brillante, Iris - è tempo di togliere progressivamente il busto. Spero che tra 15 giorni sia solo un ricordo. Ora viene la fase di ricostruzione della muscolatura. Questa è la bella notizia, quella meno buona è legata al fatto che fino a metà gennaio non potrò tornare in sella. Per me è un’eternità”.
IL RECUPERO: L’azzurra, dopo aver ripercorso velocemente il decorso, effettua una prima valutazione. “In peggio viene ora. Non ci sono più tutte quelle persone che mi venivano a trovare ne primi giorni. Quindi è una fase da affrontare in solitudine. Prima c’è stata la fase della presa di coscienza, le terapie, il Covid ed il via vai dei tifosi..”.
Un percorso di pazienza più che di sofferenza fisica. “Forse ho una soglia alta del dolore, ma la sofferenza non è stata di tipo fisico. Le fratture non mi procuravano tanto fastidio. Il mio problema era legato all’impazienza. Volevo un veloce ritorno in bici”.
Il presente di Pecorari è fatto da ricordi, momenti di noia, frustrazione e progetti. “Appena fatto l’incidente non mi sono resa bene conto dell’accaduto. Sentivo le gambe e tutto pareva a posto. Lo spavento esce dopo, se pensate che la diagnosi definitiva l’abbiamo avuta 30 giorni dopo l’accaduto. Comunque ora sono ottimista, anche se per il 2024 è difficile fissare qualche obiettivo agonistico. Certo la Mtb non aiuta, una disciplina con molte sollecitazioni. Forse andrò a pedalare su strada. Il nuovo telaio della bici è già in arrivo”.