È stato il primo italiano a vincere il Tour de France. Anche se viene forse ricordato molto più per quella morte avvolta da mistero e sulla quale si sono arrovellati studiosi e scrittori storici. Nel 2024 saranno passati cent’anni dalla vittoria del Tour de France di Ottavio Bottecchia, idealmente ieri a Trasaghis (nella frazione Peonis il campione fu trovato agonizzante il 3 giugno 1927) con la presentazione del Libro “Il Corno di Orlando, vita, morte e misteri” di Ottavio Bottecchia di Claudio Gregori, è iniziata la lunga lista di cerimonie, avvenimenti, corse ciclistiche per ricordare l’ex bersagliere ciclista di San Martino di Colle Umberto decorato nella Grande Guerra.
Per lui, nel 2024, piacevoli novità oltre alla partenza del Tour de France per la prima volta dall’Italia e al passaggio del Giro sulle strade natali e di Peonis dove trovò la morte, sarà lanciato un docufilm realizzato da RaiSport e andrà in scena uno spettacolo teatrale realizzato da Simone Cristicchi.
Vittoria da leggenda
Non vinse in modo banale Bottecchia. Si affacciò al grande ciclismo col nono posto alla Sanremo e il quarto al Giro d’Italia del 1923 vincendo la classifica degli isolati, vale a dire i corridori senza squadra. Impresa che gli valse l’ingaggio alla Automoto dei leggendari fratelli Pelissier per il 17° Tour de France. Compito, manco a dirlo: gregario.
Bottecchia indossò anche la maglia gialla, ma dovette sottostare agli ordini di scuderia: doveva vincere Henri. L’anno dopo, però, la musica cambiò.
Riassunto delle puntate precedenti: la Grande Boucle è una corsa massacrante, si parte all’alba si arriva al tramonto, tappe anche di 400 km con bici pesantissime, cambi inesistenti e viottoli di campagna come strade.
Bottecchia nel 1924 fece filotto: se l’anno prima era stato il primo italiano nella storia a vestire la maglia gialla, nell’edizione numero 18 della Grande Boucle restò in giallo da Parigi a... Parigi per 15 tappe e 5.425 km.
Sì, non è un errore di battitura di quelli che troppo spesso facciamo noi giornalisti. Ma i km sono proprio oltre 5.400. Esempio: prima tappa: Parigi-Le Havre: 381 km, per non dire i 326 e 323 km delle due frazioni pirenaiche di Perpignan e Luchon. Media di 360 km per tappa, media della corsa 23,5 km all’ora. Attenzione, il grande Ottavio vinse il suo primo Tour in 226 ore 18 minuti e 21 secondi. Proprio così 226 ore. Il lussemburghese Nicolas Franz fu distanziato da Bottecchia, che trionfò in 4 frazioni su 15, di 35 minuti e 36”.
Insomma, numeri da leggenda e oltre, che l’italiano ripetè l’anno successivo confezionando una storica doppietta, cosa che tra gli italiani nemmeno Bartali e Coppi seppero fare.
Impietoso il confronto col Tour dell’anno scorso. Pensate a come sono cambiati i tempi: il danese Jonaas Vingegaard ha battuto Pogacar dopo 21 tappe e 3.408 km corsi in 82 ore alla media di 41.5 km/h, su bici di 7 kg in carbonio, freni a disco, decine di rapporti e asfalto liscio come l’olio.
Il docufilm Rai
«Eppure il mito di Bottecchia non sente il passare del tempo anzi, me ne sono accorto cominciando a realizzare il docufilm di RaiSport». Franco Bortuzzo, spilimberghese, buon pedalatore, alla Rai è da anni il coordinatore delle trasmissioni al Giro e al Tour nonchè della fortunata rubrica settimanale RadioCorsa. Sta realizzando un docufilm di un’ora sulla storia di Bottecchia. Nei prossimi giorni sarà in Veneto e Friuli per le riprese. «Coinvolgeremo giornalisti e scrittori viventi che si sono occupati di “Botescià”: Claudio Gregori, Enrico Spitaleri, Pieri Stefanutti, Gloria De Antoni, Giancarlo Brocci l’inventore dell’Eroica. Anche i genovesi Giacomo Revelli e Andrea Ferraris che hanno realizzato un volume a fumetti sul campione che sarà tradotto anche in francese. Con i colleghi Roberto Fagiolo e Francesco Graziani di RaiStoria cercheremo di ricostruire la storia del campione». «Pensateci bene– spiega ancora Bortuzzo – in fondo le sue gesta risalgono a un ventennio prima di Bartali e Coppi eppure non sono così conosciute. Tenendo la maglia gialla dall’inizio alla fine Bottecchia fece un’impresa clamorosa con biciclette simili a cancelli di ferro e strade impraticabili».
Botescia’ a teatro
Vero, il grande sogno del Friuli sarebbe stato quello di onorare i cent’anni dalla vittoria del Tour di Bottecchia col passaggio della Grande Boucle 2024, Paolo Urbani, project manager delle tappe friulane del Giro d’Italia sta lavorando sotto traccia con la Regione Fvg (e il Veneto) per tornare alla carica con i francesi tra qualche anno, intanto il 24 maggio a Peonis, dove fu trovato agonizzante, con un traguardo volante il Giro onorerà il campione nel corso della 19ª tappa Mortegliano-Sappada, mentre Simone Cristicchi proporrà nei prossimi mesi uno spettacolo teatrale dedicato al mito. Memore del successo del monologo Orcolât sette anni fa, l’ex sindaco di Gemona, insieme al neo presidente dell’Ert Fabrizio Pitton ha già incontrato l’artista. Che racconterà Bottecchia e la sua epopea. Innanzi tutto per quella maglia gialla di quasi cent’anni fa.
dal Messaggero Veneto