Michal KWIATkOWSKI. 10 e lode. Questa è tutta sua, non ci sono doni o omaggi di sorta come tre anni fa per mano di Carapaz. Vittoria netta e piena quella dell’ex campione del mondo polacco, che a 33 anni sa fare ancora la differenza, soprattutto sa come si fa, anche perché è uno di quei corridori che sa fare davvero tutto. Seconda vittoria al Tour per lui, una gioia personale per un prezioso e infaticabile uomo squadra.
Maxim VAN GILS. 9. Il 23enne belga della Lotto Dstny mette in scena una corsa di assoluto livello. Il vincitore del Saudi Tour 2022 studia da grande: oggi dimostra quello che è e potrà essere.
Tadej POGACAR. 8. Per i secondi recuperati, per quello scatto di 400 metri che non finiva mai e ha stroncato anche noi che eravamo seduti davanti alla tv. Guadagna ancora qualcosa e ora, con due tappe alpine davanti, ha soli 9” che lo separano dalla maglia gialla. Sembrano pochi, ma nella realtà sono un’eternità: come gli 8 di Fignon, che si inchinò nell’89 a Lemond. Ma quello fu l’ultimo atto, tutta un’altra storia. Da domani si torna a salire, tappa durissima, 150 Km con cinque colli, e il copione è sempre lo stesso: Tadej all’inseguimento di Jonas. Nove secondi per il danese, 3-1 il computo in montagna in favore dello sloveno.
Jonas VINGEGAARD. 7,5. Non lo molla un attimo: dove va lo sloveno va lui. È reattivo come un gatto con il topo. Paga solo la progressione finale, dove lascia qualcosa. Non è la fine del mondo, ma non è nemmeno la fine del Tour e lo sa bene anche lui.
Thomas PIDCOCK. 7,5. Il 23enne britannico della Ineos resta lì a un palmo dai migliori. Studia per fare il salto di qualità. Domani, per lui e non solo, sarà uno di quei giorni che possono cambiare il corso della vita.
Jai HINDLEY. 7,5. L’australiano inserisce il pilota automatico, non certo il limitatore di velocità. Si mette lì e li resta.
James SHOW. 7. Il 27enne britannico entra nella fuga di giornata ed è alla fine tra i più brillanti: non è un caso che chiuda al 7° posto.
Simon YATES. 6,5. Il 30° fratellino della Jayco AlUla difende alla grande la sua posizione nella generale (6°). Corsa di controllo, prima di una frazione da si salvi chi può.
Adam YATES. 7. Fa il suo accendendo la miccia nel finale prima dell’accelerazione di Tadej, alla fine controlla la sua posizione di avanguardia.
Sepp KUSS. 8. Da una mano, senza esagerare, perché oggi l’americano pensava a domani.
David GAUDU. 4. L’aspettavano nel giorno della festa nazionale: lo aspettano ancora.
Roman BARDET. 4. È l’eterna promessa transalpina, l’ennesima: ha 32 anni.
Mikel LANDA. 4. È costante: non va.
Guillaume MARTIN. 4. Non ha il passo dei giorni migliori: la prende con filosofia.
Alberto BETTIOL. 7. Il toscano della EF Education-EasyPost è uno dei due corridori italiani che sono riusciti ad entrare nella fuga di giornata. Con lui il bravissimo Luca Mozzato (Team Arkéa Samsic).
Matteo TRENTIN. 8. Non è la prima volta e da facile profeta dico che non sarà nemmeno l’ultima, ma oggi Matteo si fa in quattro, tirando come un ossesso. Lo so, è il suo lavoro, ma quando uno lavora bene…
Harold TEJADA. 54. Come i minuti di distacco del colombiano dalla maglia gialla. Oggi il corridore dell’Astana Qazaqstan era il meglio piazzato tra i fuggitivi.
I CORRIDORI. 52. Per la cronaca, anche oggi, primo arrivo alpino: pronti via a tutta. La prima ora di corsa fila via alla media di 52 km/h. Così, tanto per non perdere le buone abitudini. Chiedo umilmente, a quelle persone che durante il Giro ci hanno spiegato con ostinazione che certe cose nel ciclismo moderno non sono più possibili (al Tour non hanno mai smesso di andare a tutta: è bene ricordarlo) e che il ciclismo è cambiato: come mai vanno così? Ma la vera domanda è un’altra: quando parlano ed esprimono i loro giudizi, sono davvero convinti?
Caleb EWAN. 17. Che fatica, che agonia, lunga e interminabile. Le gambe vuote, la bici pesante, l’asfalto che si attacca alle coperture e quella sensazione terribile di non riuscire a procedere in nessun modo. Blocco di marmo, gambe di piombo. Stop. Si torna a casa.
Matej MOHORIC. 20. Il corridore della Bahrain si inventa l’ennesima tappa d’attacco. Ci vogliono circa 28 km di gara affinché si formi la fuga buona, quella che prende e va. Sono in 20, con lo sloveno ci sono Michel Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Quentin Pacher (Groupama - FDJ), Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost ), James Shaw (EF Education-EasyPost), Kasper Asgreen (Soudal - Quick Step), Matej Mohorič (Bahrain - Victorious), Fred Wright (Bahrain - Victorious), Jasper Stuyven (Lidl - Trek ), Adrien Petit (Intermarché - Circus - Wanty), Mike Teunissen (Intermarché - Circus - Wanty ), Georg Zimmermann (Intermarché - Circus - Wanty) Nelson Oliveira (Movistar Team), Hugo Houle (Israel - Premier Tech), Luca Mozzato (Team Arkéa Samsic), Pascal Eenkhoorn (Lotto Dstny), Maxim Van Gils (Lotto Dstny), Cees Bol (Astana Qazaqstan Team), Harold Tejada (Astana Qazaqstan Team ), Anthon Charmig (Uno-X Pro Cycling Team) e Pierre Latour (TotalEnergies).
Valentin MADOUAS. 14. Il 27enne campione nazionale francese è tra i più applauditi di giornata, semplicemente perché ha il tricolore sulle spalle nel giorno della Presa della Bastiglia. Lui ringrazia e promette: «Vincere al Tour è il sogno di ogni ciclista, vincere al Tour con la maglia di campione nazionale di Francia avrebbe un sapore speciale, farlo oggi 14 luglio sarebbe magnifico». La Francia fa festa, ma al Tour fanno la festa ai francesi.
Gli ITALIANI. 77. Eguagliamo il record negativo fatto registrare nell’83 quando poi interruppe la striscia negativa Riccardo Magrini. Settantasette tappe senza vincere. L’ultima vittoria al Tour grazie a Vincenzo Nibali. Primo italiano nella generale Giulio Ciccone, 44° a 1h 17’01”.