E’ successo al Giro di Slovenia. Le bici dell’Euskaltel Euskadi, la squadra basca, sono state rubate. I ladri sono saliti su una delle ammiraglie e, con le bici sul tetto, si sono dileguati. Senza bici, i corridori dell’Euskaltel Euskadi sono stati costretti a ritirarsi.
E’ successo anche al Giro del Belgio. Bici e ruote della Baloise Trek Lions, formazione belga, sono state rubate. Senza bici e ruote, anche i belgi della Baloise Trek Lions sono stati costretti a tornare a casa. Non a piedi ma sull’ammiraglia, perché almeno questa non è stata toccata.
Ladri di biciclette. Storie antiche. E cinematografiche. Roma. Un uomo trovò impiego come attacchino. Ma per lavorare, doveva avere una bici. E la sua era impegnata al Monte di Pietà. La moglie, per riscattarla, impegnò le lenzuola. Il primo giorno di lavoro, mentre Antonio stava incollando al muro il manifesto del film “Gilda” con Rita Hayworth, qualcuno gli rubò la bici. E qui cominciò l’odissea dell’uomo e del figlio, fra commissariati e mercati, compagni di partito e colleghi netturbini, dame di carità e una santona veggente. Ma sempre invano. Finché fuori dallo stadio Flaminio, Antonio notò una bici incustodita e, disperato, la rubò. Inseguito e catturato, fu salvato dal linciaggio solo grazie alle lacrime del figlio. Il film, di Vittorio De Sica, è considerato il capolavoro del Neorealismo. Era il 1948.
Settantacinque anni dopo il mondo non è cambiato. Anzi. E il furto delle bici, dai gioielli da corsa alle spicciole da città, dai rampichini da montagna ai cancelli da campagna, da quelle incatenate a quelle assicurate, continua senza tregua, senza rimedio, senza pietà. Fin troppo frequente e comune per poter essere contemplato in “Patacche truffe stangate”, una piccola enciclopedia dei più strani (e autentici) raggiri compilata da Mario Guarino e Franco Minardi (Reverdito, 1987).
Ma a volte, miracolosamente, le bici sparite ricompaiono. E’ successo ad Andrea Satta, pediatra e musicista, il cantante dei Tetes de Bois, innamorato del ciclismo, cicloviaggiatore e cicloturista. Lo scorso maggio gli fu rubata la sua Wilier Triestina in carbonio. L’altro giorno, grazie alle ricerche sui siti internet specializzati in compravendita di oggetti usati, alle indagini dei Carabinieri e al sostegno della Fiab Lazio, la bici è tornata al suo legittimo proprietario. Felice, Satta. Perché su quella bici partirà il 18 luglio, con il figlio Lao, per ripercorrere da Dresda a Roma la strada che suo padre Gavino fece, alla fine della Seconda guerra mondiale, a cavalcioni dei respingenti di un treno merci, di ritorno dal lager nazista di Lengenfeld.
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