Quello che è successo in Francia, sui Pirenei, riguarda tutti: anche e soprattutto noi. Noi che tra poco meno di un mese saremo chiamati a organizzare un Giro d’Italia che rappresenta molto per il ciclismo femminile italiano e mondiale e tantissimo per la credibilità del nostro movimento. Non giriamoci tanto intorno, arriviamo-arriveremo alla sfida rosa con le gomme sgonfie, con mille e più problemi di varia natura. Le squadre sono già sul piede di guerra per i premi dello scorso anno non ancora corrisposti e una marcia di avvicinamento che è chiaramente sotto traccia, taciuta e nascosta, anziché essere proposta al mondo. La PMG di Roberto Ruini fa quello che può, dopo non aver ottenuto dalla Federciclismo il prolungamento di un contratto per almeno altri cinque anni, che avrebbe garantito a PMG ossigeno e linfa vitale.
In ballo c’era Infront che avrebbe garantito risorse a Ruini, a fronte di un programma importante e imponente, che andava dall’organizzazione del Giro Femminile a quello degli Under23, per finire a tutte le corse professionistiche non sotto l’egida Gazzetta, che sarebbero state prodotte televisivamente e distribuite nel mondo. Il tutto condito da un buonissimo ritorno in termini economici a beneficio della Federazione, che avrebbe incassato proventi da Infront (dai 200 mila euro il primo anno a salire fino a 500 mila euro).
La Federazione ha scelto Rcs Sport, che è indiscutibilmente leader tra gli organizzatori mondiali, ma ha di fatto rafforzato fortemente il Gruppo Cairo e messo in difficoltà il resto del gruppo (leggi sotto la voce altre corse professionistiche). Ottenendo, tra l’altro, una sorta di resa-attiva da parte di Roberto Ruini, che sapendo di organizzare il Giro Donne per l’ultima volta, la farà con il minimo sforzo, con il minimo delle risorse, mettendo a rischio il sistema e forse anche l’intesa Rcs Sport-Federazione.
Se il Giro Donne di quest’anno dovesse essere organizzato così così, senza una produzione televisiva adeguata e ancora in forse (potrebbe essere la Federazione stessa con un esborso di circa 700 mila a sistemare le cose), con alberghi e sicurezza non all’altezza, allora la manifestazione rischierebbe davvero di essere retrocessa dall’Uci, e se ciò accadesse, l’Amministratore Delegato nonché direttore Generale di Rcs Sport Paolo Bellino, potrebbe anche decidere di chiamarsi fuori, anche perché avrebbe comprato una cosa, per poi trovarsene tra le mani un’altra. Se il Giro Donne dovesse essere declassato, l’accordo andrebbe perlomeno rivisto.
Insomma, dalla Francia e dai Pirenei arrivano dei segnali forti e chiari, che non possono essere ignorati da noi: non ce lo possiamo nemmeno permettere.