Ha pedalato sulle Alpi. Da Trieste a Savona. Su una bici pieghevole. Ma con un trucco: niente salite, solo discese. Non è mica proibito.
Lui si chiama Paolo Merlini: cicloturista, cicloviandante, ciclonarratore. Lei è stata chiamata Margot: piccola, leggera, maneggevole. Le salite in corriera, le discese in sella. E i trasferimenti in treno e anche in traghetto. Una strategia di viaggio che rispetta la natura, premia il territorio ed esalta la casualità. Almeno quella, fondamentale, degli incontri con uomini e donne, ostelli e trattorie, bivi e nuvole.
Così, dopo “L’arte del viaggiare lento” e “La felicità viaggia in corriera”, ecco “Alla conquista delle Alpi con una bici pieghevole” (144 pagine, 16 euro, anche questo pubblicato da Ediciclo): il racconto di quella che non voleva essere un’impresa o un record, ma solo una buona scusa per andare in fuga da abitudini e schemi, a cominciare dalle montagne, le Alpi, guardandole dall’alto e non dal basso, dalle vette e non dai piedi, insomma a ruote in giù e non in su. Una bella differenza.
Il romantico Merlini alterna così gli appunti del taccuino di bordo alle citazioni di viaggiatori prima verticali e poi orizzontali come Walter Bonatti (“La realtà è il cinque per cento della vita. L’uomo deve sognare per salvarsi”) e di poeti conosciuti a metà come Orazio (“Con la seconda parte del suo celebre ‘Carpe diem’, ovvero ‘quam minimum credula postero’: cogli l’attimo, confidando il meno possibile nel domani”), traducendo antichi proverbi (questo è Walser: “Il tempo e il culo non danno retta a nessuno”) ed elencando cene antidietetiche (“Spaghetti alla carbonara, braciola di maiale con patate fritte e strudel per dessert”), evocando fantasmi (come quello di Ambrogio Fogar) o ispirandosi a poeti, scrittori, giornalisti, marionettisti (come Guido Ceronetti che, in “Un viaggio in Italia”, promise “prenderò treni, corriere, battelli, taxi; andrò a piedi”, e concluse “l’Italia non la troverò più, ma so viaggiare nell’invisibile, dove la ritroverò”), con folgoranti pensieri su Corto Maltese e Capitan Trinchetto.
Emulo (“Un po’”, specifica lui) di Alfredo Panzini, Merlini non ha ricette, segreti, formule da dettare, rivelare, impartire, non ha battaglie ideologiche da combattere, non ha neanche primati da stabilire, ma solo (solo?) chilometri da condividere. E un modo, indolore, di rivivere – quasi al contrario – le conquiste di Bartali e Coppi.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.