Mathieu VAN DER POEL. 10 e lode. Vince ancora lui, e come vince. Lo fa nel dì di Pasqua, ma non c’è sorpresa, solo ammirazione ed estasi. Tutti sapevano che sarebbe stato l’uomo da battere. Tutti sapevano quale ruota tenere, ma l’olandese volante che ha ingurgitato i 256 chilometri in programma alla media record di quasi 47 km/h (un anno fa 45,800, quest’anno 46,841 km/h: l’edizione più veloce di sempre) ha dettato il ritmo, ha segnato la strada, scrivendo ancora una volta una pagina di ciclismo di sublime bellezza. Qualche numero, per un ragazzo che di numeri ne ha da vendere. Nelle quattordici monumento disputate, per dieci volte è finito nei primi sei, con quattro vittorie: che dire di più? Quest’anno si porta a casa Sanremo e Roubaix, 2° al Fiandre. Per la storia: nel 1986 anche l’immenso Sean Kelly rischiò di fare “triplete” con Sanremo, Fiandre e Roubaix. A negargli la gioia fu Adrie Van der Poel, papà di Mathieu.
Tornando alla stretta attualità, l’olandesino volante è chiaramente uomo di prima grandezza, con una cattiveria agonistica che è solo da ammirare. E da ammirare non è solo il suo modo di vincere, ma anche come sta in sella: un piacere per gli occhi. Gesti di rara potenza che generano solo bellezza. Oggi, ancora una volta, esemplare tutta la Alpecin, che non sbaglia un colpo e va a bersaglio.
Jasper PHILIPSEN. 10 e lode. È un uomo squadra, che oggi vive una giornata di grazia. Secondo alle spalle del suo immenso capitano, ma lui non è da meno. Lui è destinato a iscrivere il proprio nome in questo albo d’oro da campioni, perché quello che il belga fa vedere oggi è di prima grandezza.
Wout VAN AERT. 7. Avrebbe da imprecare all’infinito, per quella foratura carogna che lo appieda quando è solo con l’adorato nemico e al velodromo mancano solo 15 chilometri. Fa una corsa intelligente e di attesa. Lascia che sia il suo rivale a fare la corsa, purtroppo per lui oltre a farla la vince.
Mads PEDERSEN. 7,5. Ormai non ci sono più dubbi, il ragazzo danese della Trek Segafredo ha una statura da grandissimo. È sempre lì. Oggi si trova tra quei due giganti, ma non fa assolutamente la figura del nano.
Stefan KÜNG. 7,5. Lo svizzero non difetta sul passo e lo sappiamo bene. Oggi filano via a velocità supersoniche e il ragazzo della Groupama FDJ si trova a proprio agio, come un autentico “Frecciarossa” crociato.
Filippo GANNA. 7,5. Voleva dare un segnale, l’ennesimo della sua Primavera e il ragazzo di Vignone non si fa attendere e tantomeno pregare. È lì, con il meglio del ciclismo mondiale, con quelli che contano di vincere la “regina delle classiche”. Bravo come pochi Filippo, che lotta e chiude sesto dopo un fantastico secondo posto alla Sanremo. Non farà parte dei “Van”, ma lui dimostra di essere a tutti gli effetti motrice e non certo un rimorchio.
John DEGENKOLB. 7. A 34 anni è ancora lì con la meglio gioventù, poi finisce per le terre sul più bello, quando c’è da aprire il gas, anche se la cosa più difficile è restare in piedi.
SOUDAL QUICK-STEP. 4. È un periodo così, gira tutto storto, non c’è una sola cosa che vada per il verso giusto e la Roubaix non è certo la corsa ideale per sperare che non ci siano contrattempi. In ogni caso è forse la nota più evidente e dolente di giornata: i lupacchiotti di Lefevere si sono persi e sembrano essere dei cucciolotti. Primo dei “wolfpack” Tim Merlier, 23°, davanti al compagno di squadra Yves Lampaert, nel gruppetto di Trentin, Mozzato e Moscon a oltre cinque minuti.
Sjoerd BAX. 6,5. Il 27enne olandese della UAE Team Emirates è tra i più attivi ed efficaci. Prende il largo con Jonas Koch (Bora-Hansgrohe), Derek Gee (Israel-PremierTech) e Juri Hollmann (Movistar). Saranno poi raggiunti dal gruppetto di Van Aert, Van der Poel e Ganna. Sono loro a originare la fuga dei 13 che deciderà questa Roubaix.
Gianni MOSCON. 6. Molto attiva l'Astana Qazaqstan, soprattutto nelle prime fasi. La formazione kazaka ha richiamato dai Paesi Baschi Gianni, ma il trentino ha ammesso di non essere nelle migliori condizioni di forma, anche se oggi resta imbottigliato, e poi tagliato fuori, in una caduta. Finisce 36°, a 5’36” dal vincitore, assieme a Trentin (19°) e Luca Mozzato (21°): Gianni c’è e tornerà.
Edvald BOASSON HAGEN. 6. Il norvegese della TotalEnergies è il primo a muoversi, a provare a dare un senso alla Roubaix. Con lui si muovono Ryan Mullen (Bora-hansgrohe) e Sjoerd Bax (UAE Team Emirates). Immediata la reazione del gruppo.
Christophe LAPORTE. 7. Mossa a sorpresa poco prima della Foresta. Forcing dei Jumbo, Laporte e Wout Van Aert, con loro Stefan Küng (Groupama-FDJ), Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck), John Degenkolb (Team DSM) e Madis Mihkels (Intermarché-Circus-Wanty). Sorpresi Ganna e Mads Pedersen.
Itamar EINHORN. 7. È il primo israeliano di sempre a prendere il via della Roubaix: è un buon motivo per festeggiarlo.
Peter SAGAN. 17. Giornata jellata per il tre volte iridato e per la sua TotalEnergies, che oggi perde ben presto anche Daniel Oss e Maciej Bodnar. Non va meglio a Davide Ballerini e a Jonathan Milan, che fin quando ha potuto è stato nel vivo della corsa mostrando talento e personalità.