Mathieu VAN DER POEL. 10 e lode. Semplicemente poderoso, semplicemente perfetto, per tempi e modi. Era uno dei fari della corsa, al pari di Pogacar e Van Aert e si ritrova lì a giocarsi una Sanremo che nonno Poulidor ha saputo vincere nel lontano 1961. Lascia che si sfoghi Tadej, lascia che Van Aert lo riporti sotto, lascia che gli altri facciano poi li lascia lui tutti lì, uno dopo l’altro prima di filare via veloce con una classe immensa e nitida, che rende tutto troppo facile, anche se facile non è. Già che c’è polverizza il record sul Poggio che apparteneva a Giorgio Furlan (5’46, nel 1994), con uno strepitoso 5’38”. Dopo due Fiandre, ecco la Sanremo. Il secondo Monumento per un atleta nato per vincere e per lasciare il segno in ogni corsa. Podio stellare, per una corsa da amare.
Filippo GANNA. 10. Che dire? Strepitoso. Resiste sul Poggio a quelle rasoiate che spezzerebbero le gambe a chiunque, ma non alle sue. Non passeggia, ma lotta. Non può nulla contro un Van der Poel spaziale, che mangia la strada con composta fame. Filippo resta nel vivo della corsa fino alla fine, con due primattori di nome Van Aert e Pogacar e alla fine se li lascia alle spalle. In pista è un classico che vinca, ma ora su strada è pronto anche per le classiche.
Wout VAN AERT. 6. Perde, sì perde, ma è lì a scrivere la storia bella di una bellissima Sanremo. È lì a nobilitarla, con la sua presenza, con il suo ennesimo piazzamento.
Tadej POGACAR. 6,5. Un attacco solo, quest’anno, ma non sufficiente per fare la differenza. O meglio la fa, ma si porta dietro quei tre là, che gli arrivano davanti.
Soren KRAGH ANDERSEN. 6,5. Regola il gruppetto degli immediati inseguitori, quelli alle spalle del terzetto seminato da Van der Poel. Per il 28enne corridore danese un piazzamento che non è da buttare via, ma da conservare, per migliorare.
Mads PEDERSEN. 6. Era tra gli outsider più accreditati, con il nostro Filippo Ganna. Arriva lì, a conferma che questa corsa può un giorno sorridergli.
Matej MOHORIC. 5,5. Bici speciale, con reggisella telescopico e 56 di rapporto, determinazione dei giorni migliori, ma qualcosa oggi gli mancava.
Julian ALAPHILIPPE. 5,5. Era tra i grandi favoriti più per la sua storia e il palmares, ma alla fine fa quello che tutti si aspettavano che facesse.
Jasper PHILIPSEN. 5,5. Era forse l’uomo più veloce, ma in questa Sanremo velocissima non prende il volo.
Caleb EWAN. 5,5. Si nasconde, il più possibile, ma alla fine non si fa vedere.
Biniam GIRMAY. 5. Ad un certo punto è messo benissimo, ma ben presto perde posizioni, prima di perdersi.
TONELLI-MAESTRI. 4. Come le loro fughe consecutive alla Sanremo. Sono i gemelli diversi, che amano stare in avanguardia e che animano anche questa edizione della Classica di Primavera. Sono loro a dare il la alla lunga azione di nove uomini, per provare a sognare, ben sapendo che quasi sicuramente il loro sogno evaporerà come acqua al sole. Alessandro (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè) per il quarto anno consecutivo si sciroppa oltre 250 km di fuga. Lo stesso aveva fatto in passato anche Mirco (EOLO-Kometa), un altro che in questo mondiale di Primavera va all’attacco fin da subito. Due combattenti, che osano e per questo provano a rompere uno spartito che è già scritto, ma loro scrivono ancora una volta una bella storia. Voto 8.
BIANCHI-OLDANI-RUBONI. 3. Sono tre amici di bici, che al bar hanno preferito la piazza di Abbiategrasso e l’hanno impreziosita e imbandita come meritava, per la prima partenza della storia della Sanremo. Maurizio Bianchi, di professione fotografo (arte e architettura, ma anche di sport, soprattutto ciclismo). Paolo Oldani, Family Banker Mediolanum, amico del ciclismo e dei ciclisti, una passionaccia vera che prosegue nel solco di una banca che nel ciclismo si ritrova e si rinnova, in una visione tracciata da quel visionario di nome Ennio Doris, che per le due ruote ha sempre avuto una passione vera e sincera. E poi c’è lui, Andrea Ruboni, uno che nel Velosport Abbiategrasso è cresciuto per questioni di famiglia, per poi fare tante altre cose, come giornalista nell’ufficio stampa di Rcs Sport ai tempi di Carmine Castellano e Mauro Vegni, Stefano Allocchio e Sergio Meda, per poi diventare direttore di corsa internazionale. In questi giorni è stato per tutti “il sindaco”, nel senso che ha tenuto contatti con Francesco Cesare Nai, il vero primo cittadino di questa bellissima comunità abbiatense, che ha assecondato questi tre inguaribili e infaticabili appassionati, che coltivavano un sogno e l’hanno realizzato in nome di una comunità che meritava questo regalo. Milano ha perso la Sanremo per almeno tre motivi (ignavia, insensibilità e miopia), ma anche per questi tre amici di bici. Voto 10.