Chris Froome conosce bene l’Africa , è nato in questa terra e il suo legame con i luoghi e le persone è sempre rimasto forte. Il quattro volte vincitore del Tour de France è nato a Nairobi in Kenya ed è in Sudafrica che ha iniziato a fare le prime gare con la bici. Froome nella sua Africa è tornato per correre il Tour de Ruanda, una corsa che in qualche modo lo riporta indietro nel tempo. «Il Kenya in cui ho vissuto io non è molto diverso dal Ruanda. Quando esci dalla grandi città purtroppo c’è la povertà e io ho conosciuto bene la povertà dell’Africa».
Quando parla del Paese in cui è nato, Froome ha lo sguardo che si illumina, ed è certo che il ciclismo in questi luoghi può essere una risorsa importante. Nella provincia di Bugesera, uno dei luoghi simbolo dell’eccidio ruandese, il keniano bianco ha partecipato all’inaugurazione di Fields of Dreams, il centro dedicato al ciclismo costruito dalla Israel-Premier Tech. «Sono convinto che questi progetti siano importantissimi perché qui una bici ha un valore grande, non è come in Europa».
Il campione britannico si è divertito a correre con i bambini della Comunity of Hope, cimentandosi con una mountain bike sulla track pump. «Mi sono divertito molto a correre con i bambini, è stata veramente una bellissima esperienza. I bambini qui hanno la possibilità di studiare e correre in bici, sono questi i progetti veramente importanti».
Anche Froome ha un suo progetto dedicato ai piccoli bambini nel Kenya. «Ho iniziato un progetto in Kenya, simile ma non uguale a quello di The Fields of Dreams. E’ un progetto che darà la possibilità ai bambini del Kenya di studiare e correre in bici. Sono convinto che il ciclismo del futuro sarà africano».
Il britannico è convinto che alcune zone dell’Africa siano particolarmente adatte a far crescere dei ciclisti e che per alcuni aspetti Kenya e Ruanda non siano molto diversi dalla Colombia. «Il Kenya così come il Ruanda ed altri Paesi vicini hanno caratteristiche climatiche e morfologiche simili alla Colombia. In queste terre si vive e si corre sopra i 2000 metri ed esiste un microclima particolare. Penso che gli africani siano molto portati per il ciclismo e non solo per la corsa a piedi sulla lunga distanza. Se oggi non abbiamo molti corridori africani, è solo perché non hanno ancora avuto i mezzi per poter gareggiare in bici. Gli africani del Kenya e del Ruanda sono alti e magri e in qualche modo sono simili al mio fisico, quindi per quale motivo non dovrebbero essere adatti a correre in bici? Io sono certo che avremo tanti corridori importanti che arriveranno dall’Africa».
Froome non pensa solo al suo progetto e nella sua mente ci sono gli obiettivi per la nuova stagione appena iniziata, nella quale vuole allenarsi bene e tornare al Tour de France. «Per il momento non voglio pensare a cosa farò quando smetterò di correre. Ho ancora del tempo davanti e voglio usarlo per allenarmi nel modo corretto ed essere pronto per il grande obiettivo della stagione: il Tour de France. Posso ancora fare tanto e quello che voglio è prepararmi bene per poter ottenere il miglior risultato possibile al Tour».