La Collezione è una suggestione, un’idea, un momento d’incontro e racconto, per ritrovarsi in una storia che ha mille sfumature e storie e qualcuna ci ha anche sfiorato, toccato e accarezzato. La Collezione è il pretesto per mettere in fila non solo le biciclette più iconiche di Ernesto Colnago, ma anche per riordinare i pensieri e presentare ufficialmente il progetto di Alessandro Brambilla Colnago, il nipote del Maestro di Cambiago, al quale spetterà – in un giorno lontano, molto lontano – il compito di tenere viva la memoria di un nonno pazzesco, con oggetti che non sono pezzi d’antiquariato, ma d’arte. «Sarà un regalo di Natale per i tanti appassionati e collezionisti – spiega Alessandro visibilmente emozionato – e troverà la propria dimora nella storica officina Colnago in via Cavour a Cambiago. Qui il 18 dicembre prossimo prenderà forma e vita il museo permanente di uno dei marchi di biciclette più prestigiosi al mondo. Mille metri quadrati nei quali verranno esposti esemplari che hanno scritto la storia del ciclismo, con i più importanti interpreti della storia del ciclismo».
Presenti alla giornata di inaugurazione a Milano, molti campioni: da Marco Villa, Mario Scirea a Gianni Faresin; dal Ct Daniele Bennati, a Giuseppe Saronni e Giorgio Furlan per arrivare a Pierfranco Vianelli, Gianni Motta e Gibì Baronchelli e non dimenticare Gianni Bugno, Andre Tafi e Alessandro Petacchi, così come Stefano Allocchio, Wilfred Peeters e Paolo Bettini, Davide Bramati e Wladimir Belli. Così come non potevano mancare il presidente della Federciclismo Cordiano Dagnoni e il vice-presidente onorario dell’Uci Renato Di Rocco. In prima fila, assieme ad Anna, la figlia di Ernesto, Vanni, il marito e Eleonora la moglie di Alessandro con le due bimbe, Veronica Squinzi, amministratore delegato di Mapei Spa, accompagnata dal marito, Anna Calcaterra e Claudio Pecci, direttore di Mapei Sport. Tra i tanti “colnaghiani” di ferro, un nome su tutti: Vittorio Colao, ex Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale che ha fatto un parallelo con il visionario Elon Musk e il Maestro di Cambiago: «Entrambi hanno il dono dell’innovazione, come i veri imprenditori devono avere».
E poi, sollecitato dal vice-direttore della “Gazzetta dello Sport” e direttore di “SportWeek” Pier Bergonzi, Ernesto si è lasciato andare al racconto, fatto di aneddoti e vittorie, intuizioni e notti in bianco. Un messaggio a nome dell’ONU l’ha portato personalmente il presidente fondatore del Giorno della bicicletta (3 giugno, ndr) Leszek Sibiliski. «Ernesto non è stato un semplice costruttore di biciclette, ma un vero e proprio artista», ha spiegato alla qualificatissima platea.
Il Museo sarà visitabile gratuitamente su prenotazione e ripercorrerà settantasette anni di storia (il 25 novembre 1945, il primo giorno di lavoro del giovane Ernesto, ndr) attraverso fotografie inedite, installazioni multimediali, maglie di gara originali e alcune biciclette protagoniste di imprese leggendarie come quella del record dell’ora di Eddy Merckx del 1972 (oggi non era presente, per una piccola indisposizione di salute, ma la telefonata ad Ernesto non si è fatta attendere, ndr), quella di Beppe Saronni con la quale vinse il Mondiale di Goodwood del 1982 e i gioielli in carbonio che conquistarono cinque Roubaix. Ma, ultima non ultima, anche quella che nel 2020 permise a Tadej Pogacar di vincere il suo primo Tour de France. Insomma, sarà proprio una gran bella Collezione.
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