Primoz ROGLIC. 10 e lode. È una sentenza, che fa sempre Cassazione. Soprattutto alla Vuelta, casa sua. Territorio suo. Giardino di casa suo. Sarà che qui non sente pressioni, che non deve dimostrare niente a nessuno, difatti dimostra di essere un cecchino pazzesco. Fa un numero dei suoi e vince in pratica per distacco, su un arrivo che gli mette lì davanti al naso una strada che punta secca verso il cielo e lui li secca. Decima vittoria alla Vuelta, la quinta stagionale, la 65° in carriera (41° vittoria stagionale per la sua Jumbo Visma). Numeri di peso, per uno che sa fare i numeri. Quattro tappe e per la Jumbo Visma quarto leader di corsa. Dopo Gesink, Teunissen ed Edoardo Affini ecco Roglic. Domani sarà la volta dell’americano Kuss? Gira la ruota, gira la ruota…
Mads PEDERSEN. 9. Ancora secondo, per la terza volta, a dimostrazione di una condizione di assoluto livello e di un talento che va ad avvalorare – se ce n’era ancora bisogno – quella maglia iridata vestita tre anni fa. A 26 anni sta facendo vedere a tutti di che pasta è fatto, quali sono le sue reali qualità. È lui a lanciare la volata finale, è lui a prepararla difendendo la posizione con rabbiosa determinazione. Avrebbe meritato la vittoria, ma sulla sua strada, oggi, ha trovato un Roglic che su certi arrivi sembra davvero imbattibile.
Enric MAS. 7. Sembra in difficoltà, invece nel finale è lì a lottare con i migliori.
Ethan HAYTER. 7. Resta nelle zone alte della classifica, perfettamente pilotato da Pavel Sivakov. Corre per limitare i danni: li limita alla perfezione.
Remco EVENEPOEL. 7. Sornione e coperto, al momento non spreca un colpo di pedale. Non ha voglia di fare numeri inutilmente, sa che la strada è ancora maledettamente lunga e lui è lì.
Jay HINDLEY. 7. Il 26enne australiano vincitore del Giro d’Italia resta in zona, pronto a farsi sentire, a farsi vedere.
Simon YATES. 5,5. È qui per ben figurare, su un traguardo che potrebbe anche sorridergli, invece paga 7”, che con il gioco degli abbuoni per Roglic sono molto di più: in totale 20.
Richard CARAPAZ. 5,5. Dà l'imprressione di voler fare la volata, di buttarsi nella miscdhia, ma perde le ruote e perde di conseguenza anche lui 7". Sulla carta è l'uomo classifica per la Ineos, ma sempre sulla carta ne hanno più d'uno.
Domenico POZZOVIVO. 7. Questo eterno ragazzino di 39 anni chiude al 18° posto, pagando 7”. È sempre lì: eterno.
Julian ALAPHILIPPE. 5. Lou Lou vorrebbe giocarsela con Roglic, difatti lo marca stretto, ma dovrebbe incatenarsi allo sloveno. Quando vede che non c’è trippa per gatti, alza il piede dall’acceleratore.
Joan BOU. 7. Il 25enne spagnolo della Euskaltel (ma lui è valenciano) sull’Alto de Opakua passa per primo, davanti a Jarrad Drizners della Lotto Soudal. Il sogno la maglia a palle blu degli scalatori è una priorità.
Alexey LUTSENKO. 7. Il 29enne corridore kazako dell’Astana parte secco dopo 4 km di corsa con Alessandro De Marchi. È lui l’uomo messo meglio in classifica e spera di fare classifica. Maglia rossa virtuale per un po’, ma a 34 km dal traguardo il suo sogno evapora come acqua al sole.
Alessandro DE MARCHI. 7. Il rosso di Buja sa come si fa su queste strade, anche perché di tappe alla Vuelta in carriera ne ha vinte tre. È corridore tosto. Di carattere. E oggi getta il guanto di sfida. È lui a partire dopo soli 4 km di corsa, con il kazako Lutsenko appiccicato alla ruota. Poi saranno raggiunti da Jarrad Drizners (Lotto Soudal), James Shaw (EF), Ander Okamika (Burgos) e Joan Bou (Euskaltel). Sono loro i magnifici sei che animano questa tappa, tutt’altro che facile, tutt’altro che banale. Gli ultimi a resistere sono tre: De Marchi, Lutsenko e Shaw. Proprio un bello show.
Julius VAN DEN BERG. 5. Parte la fuga e lui resta a guardare. Perde l’attimo e il treno, a differenza del compagno di squadra Shaw.
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