Tadej POGACAR. 10 e lode. Terzo successo di tappa in questo Tour, un’altra battaglia vinta, ma la guerra non la vince e nemmeno la scatena. Demolisce il record di scalata sulla salita finale, che era di 25’10”, portandolo a 22’13”: quasi tre minuti meglio! Tappa breve di fatica e velocità, finita a quasi 38 km/h di media (37,804 Km/h), che resterà nelle gambe, che resterà nella testa di tutti. Domani altra battaglia, probabilmente quella finale e totale: si va su ad Hautacam. Vittoria numero 35 per la Uae Emirates, numero 13 per lo sloveno, che per la ventesima volta quest’anno si piazza nei primi cinque in 41 giorni di corsa. Numeri da capogiro. Ma se si gira, in maglia gialla, per il momento trova un altro.
Jonas VINGEGAARD. 10. Resta solo, sotto i colpi micidiali sferrati da due fenomenali emiratini: Bjerg e McNulty. Il danese resta solo (vogliamo dire che forse la sua super squadra poteva anche essere gestita un pochino meglio?), ma si difende da grandissimo campione. Oggi non va in carrozza, ma è sempre a cavallo.
Brandon McNULTY. 10. Il MarlonBrandon della UAE Emirates è da premio Oscar e fa vedere le stelle a tutti. Il 24enne americano detta il ritmo sul Col de Val Louron-Azet e fa saltare Sepp Kuss e poi Mister G. La prima lama (Bjerg) solleva il pelo, la seconda (MarlonBrandon McNulty), lo taglia. Due ragazzi che fanno squadra, e si fanno in quattro.
Geraint THOMAS. 8. Mister G, come gladiatore, più che granatiere. Soffre, ma non offre mai il fianco. Si sfila, lascia fare, poi si difende da autentico campione. Perde dai primi due che sono di un altro pianeta, di un'altra dimensione, ma il gallese splende: come una stella.
Alexey LUTSENKO. 8. Il kazako mette in mostra una tappa tutta cuore e determinazione. Per la serie: ora vado a prendere le ultime energie anche sotto terra. Lui le prende e la montagna non lo sotterra: la scala.
Romain BARDET. 7. Dopo una giornata nera, poteva solo andare a casa, invece la vita di certi corridori e di Romain in particolare è come quella dei gatti: lunghissima. Romain ha sette vite e ora anche un 6° posto nella generale.
David GAUDU. 6,5. Il David “jumping” Gaudu è tutto un tira e molla, un continuo cedere e rientrare. È tutto un su e giù, un lasciarsi andare e riprendere. Il transalpino è un esempio di cosa significhi non mollare mai. Ma più che molla è elastico.
Aleksandr VLASOV. 6. Il russo potrebbe colare a picco, ma galleggia, aggrappato ad un tronco, come un naufrago che ritrova la terra.
Louis MEINTJES. 6. Il sudafricano oggi va in ebollizione, anche se la temperatura è scesa, un po’ come lui, che è scivolato indietro, ma non indietrissimo.
Nairo QUINTANA. 5,5. Oggi vive forse la prima vera giornata di sofferenza, ma alla fine la medica. In attesa di domani. Di un nuovo domani.
Enric MAS. 5. Questo è: un buon corridore che può essere d’aiuto agli altri, non certo a sé stesso.
Valentin MADOUAS. 8. Il 26enne bretone si spolmona per la causa di Gaudu: bravò!
Mikkel BJERG. 8. Il 23enne danesino è uno dei pochi UAE rimasti al fianco del Piccolo Principe. Mena la danza con grande impegno ed efficacia. La mena sull’Hourquette d’Ancizan e sotto il suo impulso fa saltare subito Laporte.
Giulio CICCONE. 5,5. La condizione è quella che è. I problemi che ha dovuto superare in questo Tour più duri delle montagne. Oggi si butta nella mischia e sale più di cuore che di gambe.
Thibaut PINOT. 5. Si prende l’Aspin e l’Hourquette d’Ancizan, poi si prende una legnata che ricorderà
Adam YATES. 5. Salta come un tappo di bottiglia e schiuma fatica da tutti i pori. Alla fine riesce a difendere a denti stretti la top ten.
Thomas PIDCOCK. 4. Vive una giornata storta, tanto da accumulare la bellezza di 20’ di ritardo. Perde cinque posizioni nella generale, perde la top ten.
Fabio FELLINE. 17. Si arrende anche il 32enne torinese dell’Astana. Sofferente sin dalle prime tappe, oggi il “celestino” è costretto a issare bandiera bianca.