L’Alpe d’Huez è diventata la salita simbolo dei britannici, con Pidcock che vince, Froome che, dopo quel drammatico 2019, è tornato protagonista e ha conquistato il terzo gradino del podio, e Thomas che sta lottando per la generale dopo anni diffiicili. E a seguire Froome che faceva la sua corsa c’era Bradley Wiggins che lo guardava con orgoglio dalla moto, intento a commentare la corsa.
Era il 2012 quando Wiggins vinse il Tour de France e in squadra con lui c’era Chris Froome che lo scortava e aiutava su ogni salita. «E’ bello rivedere Froome in fuga» ha commentato l’ex campione olimpico quando è passato con la moto vicino all’ex compagno di squadra. Anche Tom Pidcock, vincitore di giornata ha commentato l’azione di Froome, definendolo straordinario.
«Questo terzo posto dimostra chiaramente la strada che ho percorso – ha detto il corridore della Israel-Premier Tech - Ho lottato per un anno e mezzo per tornare a camminare normalmente. E poi sono tornato al Tour ma senza risultati. Una lotta lunghissima e poi arrivi terzo all'Alpe d'Huez: per me questa è una piccola vittoria, vale tanto. Sono un uomo felice. Dovrei essere felice anche di questo. La mia famiglia era qui al traguardo. Anche mio figlio di sei anni e mia figlia di tre anni: questo rende il mio terzo posto oggi ancora più speciale».
La famiglia di Froome sta seguendo la corsa con un camper e la moglie Michelle con i figli Kellan e Katie, fanno il tifo per lui sul bordo della strada, mischiandosi con gli altri tifosi, issando uno striscione con scritto “Ti amiamo papà”.
Froome ieri ha vinto per se stesso e per la sua famiglia, che non lo ha mai lasciato solo. «Sono stato fortunato ad essere nella fuga giusta. Grazie anche al mio team per avermi dato la possibilità di mettermi alla prova ancora una volta. Perché dovrei essere deluso? Sulla strada ho lasciato anche la mia ultima goccia di sudore e di energia e ho dato tutto quello che avevo. Pidcock e Meintjes sono stati semplicemente più forti di me. Penso di aver fatto un nuovo passo avanti oggi».
Di passi avanti Froome ne ha fatti tanti da quando quel 12 giugno del 2019, la sua vita è completamente cambiata. Il britannico nei mesi dopo l’incidente non sapeva se sarebbe tornato a correre e dopo una lunga riabilitazione fatta negli Stati Uniti, è riuscito a salire di nuovo su una bici. I risultati però non arrivavano e Froome, un a volta rientrato alle corse, riusciva solo a portare a termine le sue gare in mezzo al gruppo. Le critiche e i commenti poco eleganti non sono mancati, ma lui che aveva vinto la battaglia più difficile ed era tornato in bici, non si è mai arreso. «Ho dato tutto quello che avevo per vincere, se sai da dove vengo e quale è stato il mio percorso – ha detto il quattro volte vincitore del Tour - È stata una lunga battaglia per tornare a questo livello. E poi sono terzo in una delle tappe più dure del Tour. Sono veramente felice. Continuerò a lavorare e non so quali siano i miei limiti, ma cercherò di migliorare continuamente. Spero un giorno di poter vincere di nuovo una gara».