Jonas VINGEGAARD. 100 e lode. Cosa gli vuoi dare, cosa gli vuoi dire? Ha fatto qualcosa di eccezionale, anche perché non è semplice liberarsi di quel tipino là. Va detto, però, a quanti sono sorpresi, che il danesino che ha lavorato al mercato del pesce e oggi ha preso a pesci in faccia Taddeo, un anno fa era stato l’unico sul Mont Ventoux – non sul ponte della Ghisolfa caro a Giovanni Testori – a lasciarsi alle spalle lo sloveno. Oggi, dopo una tappa pazzesca e combattuta dal primo metro, grazie ai calabroni della Jumbo che non si sono risparmiati, fa saltare il banco senza se e senza ma. Taddeo va a tappeto, lui va in giallo. Ma il semaforo non è ancora verde.
Nairo QUINTANA. 9. Il nonnino colombiano lo vedevo bene sin dai primi giorni e oggi ha confermato di avere davvero una gran bella gamba. Non gli riesce il colpaccio solo perché alle proprie spalle rinviene come una furia Vingegaard, lanciato verso la maglia gialla. Ma lanciato è anche Nairo.
Romain BARDET. 8,5. Il transalpino è tipo che non fa proclami e nemmeno le facciacce in favore di telecamera. Fa il proprio lavoro con grande professionalità e rigore. Arriva lì, sul podio, dove spera di restare.
Geraint THOMAS. 7. Il britannico fa una tappa di contenimento e di sacrificio, come era immaginabile che facesse, visto le premesse. Alla fine anche lui si lascia alle spalle Pogacar e di per sè è già una notizia. È la notizia!
David GAUDU. 6,5. È la grande speranza francese e come tale si comporta, macinando chilometri e velocità là davanti. Non è super, ma nemmeno normalizzato.
Adam YATES. 6,5. Anche lui si lascia alle spalle Taddeo, ma è bene che se la segni, perché non sono cose che gli capiteranno tutti i giorni.
Tadej POGACAR. 4. Cola a picco sotto i colpi dei calabroni della Jumbo Visma, che lo pungono sin dai primi chilometri. Lui tiene e ribatte, a tratti attacca e rilancia. La tappa piena zeppa di montagne viene corsa in un amen, con lo sloveno che sembra divertirsi più degli altri. Arriva anche a fare il gesto di “dare gas” in favore di telecamera, per far capire a tutti che la battaglia è tanta e tutti sono andati fino a quel momento a tutto gas. Poi improvvisamente s’ingolfa, ma avrà mangiato?
P.S. Prende una scoppola incredibile, ma appena taglia il traguardo va a complimentarsi con il vincitore. Sul palco, quando va a vestire la maglia bianca di miglior giovane è sorridente come pochi. Come se a vincere fosse stato lui. Ma ci rendiamo conto? Evviva la sportività!
Alexey LUTSENKO. 6,5. Lui e la sua Astana soffrono da giorni, e oggi Alexey prosegue nel solco di questo Tour, ma almeno, con grande tenacia, arriva là davanti e ora è anche nella top ten.
Warren BARGUIL. 8. Fa un fugone di prima mattina e alla fine, forse, meriterebbe anche qualcosa di più, ma alle sue spalle si scatena il finimondo: c’è un tornado.
Aleksandr VLASOV. 6. Lotta con i denti, con tutto quello che ha e gli rimane. Alla fine rimane là.
Enric MAS. 4. Può far classifica, non ha impegni di squadra, ma sembra fin troppo condizionato da una squadra che non lo condiziona affatto.
Simon GESCHKE. 7. Il tedesco della Cofidis lotta tutto il giorno per racimolare punti e difendere la sua maglia a pois: missione compiuta!
Damiano CARUSO. 4. È il primo degli italiani in classifica: 27° a 33’01”.
Wout VAN AERT. 100 e lode. Pronti via e va via. Va via con un corridorino di nome Mathieu Van der Poel, due rock-star del nostro magnifico sport. La tappa inizia così, al ritmo forsennato imposto dai Rolling Stones su due ruote, che rotolano, scivolano e filano come pochi e forse nessuno. Cose da Tour: pronti via e due fuoriclasse vanno in fuga, ma di che parliamo?... Poi l’olandese si ferma e va a casa, mentre il belga, neanche a dirlo, procede a fare di tutto e di più, avanti e indietro. Il Tour è casa sua, le strade il suo territorio, stare in avanscoperta la sua cifra distintiva: fenomeno! Il voto è un po’ eccessivo? Raccolgo l’invito di Luca Gregorio, voce di Eurosport: con lui condividiamo tante passioni, quella per Wout è una.
Mathieu VAN DER POEL. S.V. È la brutta copia di sé stesso, ma fa lo stesso. Solo per un po’, solo nella prima fase di corsa, poi essendo il surrogato di quello che era al Giro, prende e si ferma. È bene fare dei controlli: forse le gambe sono intossicate non solo dalla “corsa rosa”.