Wout VAN AERT. 10 e lode. Per un attimo resta chiuso, poi apre il gas e sistema ogni cosa. Il signor secondo arriva primo per la seconda volta in questo Tour dopo la vittoria di Calais, così, tanto per gradire. Così, per la contabilità. Per lui settima vittoria stagionale, ottava al Tour, la numero 37 in carriera, per uno degli atleti più preziosi del ciclismo mondiale.
Michael MATTHEWS. 8,5. Forse perde l’attimo, forse parte un attimo in ritardo, ma contro Wout oggi c’è poco da fare, se non portarsi a casa l’ennesimo posto d’onore. Con onore.
Tadej POGACAR. 8. Rafal Majka e Brandon McNulty fanno un lavoro strepitoso, lui, Taddeo, controlla e osserva nelle posizioni di avanguardia. Non lascia mai la tolda, da grande comandante, da assoluto navigatore resta in avanscoperta. Dà l’impressione di non voler strafare, anche se il suo fare lascia sempre il segno: oggi porta in albergo altri 4”.
Alberto BETTIOL. 7. Il 28enne toscano della EF ha un ottimo colpo di pedale, l’arrivo è di quelli che lo potrebbero esaltare e, difatti, non ci va lontano, ma non è nemmeno così vicino.
Aleksander VLASOV. 7. Si butta nella mischia, per restare in mischia e ci riesce.
Jonas VINGEGAARD. 6,5. Ci mette il cuore, per non farsi sorprendere da Taddeo. Deve alzarsi sui pedali anche oggi, deve stringere i denti, ma il ragazzo danese c’è.
Thomas PIDCOCK. 6. Pilota Geraint Thomas e già che c’è resta lì. I due della Ineos non si agitano più di tanto, lasciano che ad agitarsi siano gli altri.
Guillaume MARTIN. 6. È il filosofo a lanciare la volata finale, ma finisce quasi subito nei gorghi di uno sprint di pescecani.
Nathan VAN HOOYDONCK. 9. Avete da fare dei lavori in casa? C’è da sgomberare una soffitta o una cantina? Pensate che il vostro giardino abbia bisogno di una nuova staccionata? C’è Nathan, nato per risolvere problemi e mettere in ordine di le cose. Il 26enne ragazzo belga della Jumbo Visma è semplicemente fenomenale. Gli dicono: c’è da fare l’andatura, e lui la fa. Su 180 km di corsa, lui tira come un metronomo per 150. Alla fine si sposta. C’è chi assicura d’avergli sentito dire: sono un po’ stanchino.
Mattia CATTANEO. 7,5. Il bergamasco della Quick Step avrà anche perso qualcosa ieri, ma oggi si mette in modalità recupero per provare a portare a casa almeno una vittoria di tappa. Parte e si porta dietro Fred Wright (Bahrain Victorious) e Frederik Frison (Lotto Soudal). Sono loro tre a fare in pratica tutta la tappa. Mattia resta nel finale con Wright e ci prova fino alla fine, in una tappa per uomini veri. È chiaro che dopo tanta fatica l’orobico non raccoglie quello che sperava di poter raccogliere (il numero rosso, il premio combattività è suo), ma come dicevano i nostri vecchi: chi non risica non rosica.
Thibaut PINOT. 17. È tipo che si esalta, ma è anche soggetto che se gli gira male sprofonda negli abissi più neri. Oggi, sul finire della tappa, finisce anche per mettere sedere a terra. Si rialza e non fa a tempo a rientrare in gruppo, che nel tentativo di acciuffare la “musette”, si prende un ceffone e rifinisce nuovamente al tappeto. Il colpo non è da KO, ma è pur sempre un colpo.
Magnus CORT NIELSEN. 6. La maglia a pois della EF parte a razzo con Matis Louvel (Arkea Samsic) e Andrea Pasqualon (Intermarché Wanty Gobert). È il primo tentativo di giornata, ma la giornata è lunga e le cose cambiano velocemente.
Geoffrey BOUCHARD. 19. Il 30enne corridore di Digione e il 33enne Vegard Stake Laengen, portacolori norvegese della UAE Emirates, risultati positivi al Covid-19, oggi non hanno preso il via: nasce un po' di preoccupazione in casa UAE trattandosi di uno degli uomini della maglia gialla. Un brivido di freddo lungo la schiena: si spera che la situazione non solo possa essere controllata, ma anche… tamponata.
Gianni MOSCON. S.V. Si ritira, dopo otto tappe di sofferenza, nelle quali il ragazzo trentino non riesce mai a trovare la giornata giusta. Arriva in Francia con una condizione tutta da verificare dopo una primavera piena di intoppi e malanni. Il long-covid è una bestia nera e in questo Tour abbiamo compreso bene tutti di che si tratta. Un giudizio su Gianni? Non posso darlo e mi astengo in rispetto di uno dei ragazzi più dotati del gruppo: questo non è il vero Moscon.