Santiago BUITRAGO. 10. Cade ma non molla. Barcolla e caracolla. Insegue e si fa inseguire, ma vince e convince, stravince questo fantastico 22enne colombiano della Bahrain Victorious che oggi sente il duro dell’asfalto, ma poi il dolce di una vittoria voluta dal suo team, da Franco Pellizotti e compagnia, di una squadra che sta animando un Giro francamente al limite della sonnolenza.
Gijs LEEMREIZE. 8. Sul Menador fa la differenza, tiene nel mirino Van der Poel e poi lo fa secco. Anche lui è un bimbetto di 22 anni, ma che gambe, che temperamento, che intelligenza. Poi però, quando pensa di aver messo tutti nel sacco, dal cilindro – non suo ma del Bahrain – esce Buitrago, che gli toglie il piacere di una vittoria soltanto rimandata.
Jan HIRT. 8. Ci ha preso gusto il corridore della Repubblica Ceca: dopo il successo di ieri, si porta a casa un 3° posto che vale tanto. Rientra in classifica, portandosi al 7° posto nella generale, a conferma che il team Intermarché è qualcosa di assolutamente reale e concreto. Un po’ come Hirt.
Hugh CARTHY. 8. Il 27enne britannico della EF non si risparmia neanche un po’, tira come un musso – scusatemi per l’inglesismo –. È indomito e infaticabile. Un passista pazzesco, che farebbe comodo a tanti, forse, però, dovrebbe prendere più cura per sé stesso. Generoso, pure troppo.
Richard CARAPAZ. 7. Controlla e non molla la maglia. Non lascia nulla allo spettacolo, in attesa di mostrarlo magari venerdì o sabato. Sornione e concreto, senza sprecare una sola stilla di energia. Parsimonioso, in attesa di aprire il gas.
Jai HINDLEY. 7. Pedala agile e coperto, non perde mai di vista la maglia rosa, che ha lì davanti al naso a soli 3”. Pedala agile e coperto, sognando di coprire la sua maglia Bora con quel rosa che tanto gli garba.
Mikel LANDA. 6,5. Protetto in maniera immensa da Wouter Poels e da una Bahrain formato mundial, guadagna una posizione, ma perde 6” da Carapaz. Bene, ma non benissimo.
Guillaume MARTIN. 6,5. Non si può dire che il filosofo non ci provi, che non cerchi soluzioni alternative, che non si metta in gioco. Oggi si butta nella mischia e ci sta fino alla fine.
Mathieu VAN DER POEL. 5,5. Per l’agonismo, per il coraggio, per la voglia di fare è monumentale e meriterebbe a priori 10, poi però c’è sempre qualcosa nella gestione della corsa che lascia perplessi e non convince fino in fondo. Anche oggi, nel finale, sembra non alimentarsi bene e finisce in riserva, ma mai in panchina. Dategli però una barretta.
Wout POELS. 9. Che corridore, che atleta: fa di tutto e di più. In certi momenti non solo è un uomo squadra, ma fa da solo una squadra.
Joao ALMEIDA. 5,5. Dai e dai, alla fine paga. D’altronde è da inizio Giro che è aggrappato al manubrio, che mangia la strada, che digrigna i denti. È un osso duro, ma oggi lo spolpano.
Lorenzo FORTUNATO. 6. Fa la sua corsa, cercando di rimanere più avanti possibile. Ora è 17°, terzo degli italiani nella generale: non è molto, ma è qualcosa.
Vincenzo NIBALI. 6. Lui non è contento, perché ragiona con la sua testa, che è quella di un campione, di un grande campione. Sa come si dovrebbe andare, sa cosa si dovrebbe fare, ma vede troppa gente avanti a sé. Tutto vero Vincenzo, tutto giusto, ma in certi momenti è anche il caso di dare un’occhiata alle proprie spalle. Aiuta.
Koen BOUWMAN. 7. Fa incetta di punti e rafforza il primato nella classifica degli scalatori. Se non si dimentica di andare alla partenza delle ultime tappe, la maglia è sua.
Alessandro COVI. 6. Decide di fare una gara di attacco: e attacca. Entra nella fuga giusta, quella con Gall, Martin e Van der Poel, poi a 37 km dal traguardo, sul finire del Vetriolo, si lascia sfilare. Meglio tornare nei ranghi e dare una mano a Joao Almeida.
Giulio CICCONE. 4. Era lì, nel gruppetto degli immediati inseguitori guidati Jan Hirt, Koen Bouwman, Vansevenant, Carthy e Buitrago, lanciati all’inseguimento di Van der Poel e Covi, Felix Gall e Guillaume Martin. L’abruzzese sul Vetriolo non regge il ritmo e salta come un tappo di prosecco Astoria. Ma c’è poco da brindare.
Domenico POZZOVIVO. 17. Fa sapere che si è svegliato 14 volte in 7 ore di sonno tormentato da continui dolori per le conseguenze della caduta di ieri. Arriva a oltre 12 minuti: adesso è 10°. In ogni caso, scusate se è poco.
Simon YATES. 5. Si ritira, lui che di tappe ne ha vinte due, ma sognava di vincere il Giro. Sull’Etna ci rimette il ginocchio, ma il dolore gli prende la testa e poi il cuore. Il britannico è uomo preciso ed esigente, se le cose non gli vanno per il verso giusto tende a deprimersi. È un perfezionista, non fa mai le cose a caso e non è da escludere che adesso possa andare al Tour, per provare a fare il guastafeste: per fare festa.
Giovanni ALEOTTI. 23. Oggi ha compiuto gli anni il ragazzo modenese di Mirandola. Tanti auguri ad uno dei più interessanti talenti del nostro vivaio.
Erik FETTER. 6. Il 22enne ragazzo ungherese della Eolo Kometa parte in pole e sfreccia a tutta dai blocchi di partenza. Il suo abbrivio è fulmineo. Una saetta, Fetter, che per un attimo sembra Vettel.