Alberto DAINESE. 10 e lode. Amava il basket, ma poi da ragazzino delle medie ha detto basta, perché non cresceva a sufficienza. Ha scelto il ciclismo perché, a differenza del basket, gli garantiva una crescita costante. Oggi rompe il digiuno italico - guarda caso a Reggio Emilia, la città del Tricolore - durato dieci lunghissime tappe, grazie ad una volata pazzesca, che trafigge sulla linea un incredulo Gaviria. Alberto ha solo 24 anni, ed è nel pieno della sua maturità. Fin qui tanti e continui segni di crescita, ma oggi l’attestato più prezioso: una tappa al Giro. Per girare, o meglio, per svoltare.
Fernando GAVIRIA. 7. Sta bene, ma in questo Giro gli succede sempre qualcosa: resta chiuso, gli salta la catena, oggi si fa rimontare quando ormai si sentiva certo della vittoria. Ci resta con un palmo di naso, e un urlo strozzato in gola.
Simone CONSONNI. 8. Non è un velocista puro, ma si adegua a tutto, con intelligenza e sagacia. Prende le ruote migliori, zigzagando da una parte all’altra con arte pedalatoria maturata dalla pista. Prende le ruote, cerca le scie, poi si lancia: sul podio.
Arnaud DEMARE. 5. Parte lungo, prova ad anticipare, ma poi viene brutalmente rimontato. Capita, anche a lui.
Caleb EWAN. 5. Quest’anno non c’è, mi sembra abbastanza evidente. Di sprint ce ne sono già stati tanti, ma lui ha sempre subìto.
Mark CAVENDISH. 5. Non c’è Mørkov, ma anche lui non sembra essere più quello dei primi giorni.
Sacha MODOLO. 6. Finalmente si butta nella mischia, sulle strade di casa, non sue, ma del suo sponsor. Porta a casa un 8° posto. Non è tanto, ma meglio di niente.
Giacomo NIZZOLO. 5. Volata veloce, velocissima, forse troppo leggera per lui, che però non vola, se non nelle retrovie.
Richard CARAPAZ. 3. Tre secondi che si porta in albergo grazie al traguardo volante con abbuoni di San Giovanni in Persiceto.
Dries DE BONDT. 8. Il 30enne corridore belga della Alpecin-Fenix ci prova, tutto da solo, vento in faccia: ma oggi non è assolutamente un modo di dire. Nel finale fa davvero un numero che meritava qualcosa di più.
Filippo TAGLIANI. 6. Il ragazzo della Drone Hopper Androni Giocattoli va a immagazzinare un po’ di chilometri di fuga per la sua speciale classifica. Non lo fa da solo, ma in questa libera uscita è accompagnato da Luca Rastelli della Bardiani CSF Faizanè.
Richie PORTE. 17. Caduta e cambio bici ad inizio tappa. Non proprio un bel modo di tenere a battesimo questa frazione piatta piatta, che vede il corridore della Ineos Grenadiers finire lungo e disteso per terra: piatto piatto.
Fausto PEZZI. 8. Figlio d’arte, di quel Luciano che ha trasformato il ciclismo in arte e poi in storia. Oggi era lungo il percorso, nel “covo” storico dei Pezzi e di chi ama la bicicletta: la pasticceria Berti, a Dozza Imolese. Con lui un pimpante ed emozionatissimo Fabiano Fontanelli, oltre al multitasking Michele Coppolillo, due grandi ex, autentici innamorati della bicicletta, che hanno applaudito la carovana con l’entusiasmo dei ragazzini. Fausto ricorda il padre: non solo per la fisiognomica, ma nei fatti e con le parole. E dalla sua bocca sgorgano parole di rara saggezza e amore, per questo sport che sta perdendo anno dopo anno vocazioni, soprattutto nelle categorie giovanili. «Non è facile per le società, non è facile per gli organizzatori e le famiglie, ma è molto difficile anche per i ragazzi andare avanti nelle categorie – ci racconta -. Troppa esasperazione, troppe gare molto dure e selettive, che tolgono entusiasmo: tanti mollano subito il colpo, quando invece andrebbero accompagnati senza stress, nelle categorie maggiori. Li perdiamo tutti troppo presto, e il bacino qui in Emilia Romagna si è più che dimezzato, soprattutto tra gli allievi. Possiamo parlare di 100 ragazzi, quando qualche anno fa erano 400. Il ciclismo è sport duro e selettivo, ma questa scrematura dovrebbe solo incominciare dagli under 23, invece qui ormai si fa una profonda ed esasperante scrematura in età scolare, quando dovrebbero invece solo giocare e stare vicino a società che, anche loro, avrebbero il dovere di armarsi di santa pazienza, una dote che oggi sembra essere diventata merce rara».