Tanti i personaggi di rilievo che hanno preso parte oggi pomeriggio, al Soho Hotel in centro a Londra, alla première di Back on Track, il documentario di UCI e Discovery sulla Champions League di ciclismo su pista svoltasi a novembre-dicembre 2021 e le storie degli atleti partecipanti.
Queste le loro dichiarazioni:
DAVID LAPPARTIENT (presidente UCI) - «La Champions è un sogno divenuto realtà. Quando ero in campagna elettorale cinque anni fa pensavo a cosa potessimo fare per il ciclismo su pista: sono un grande fan di questa disciplina, che purtroppo dopo Olimpiadi e Mondiali "scadeva", perciò pensavo proprio di dover produrre qualcosa di adatto alle tv per tenere alto l'entusiasmo del pubblico per la pista. Abbiamo avuto l'idea a marzo 2020, abbiamo dovuto aspettare per concretizzare l'idea ma abbiamo fatto un bel lavoro. Vogliamo che la pista non sia seguita solo dagli esperti delle specialità, ma che anche i profani possano appassionarsi, vogliamo arricchire e rinnovarne il pubblico. C'è tutta una "vita specifica" all'interno del velodromo, quacosa che viene poco conosciuto e capito all'esterno magari, momenti di intensa emotività spesso e volentieri. E Back on Track vuole mostrare tutto questo.»
GILLES PERUZZI (capo della pista UCI) - «Rispetto alla Formula 1, ci sono più corridori e lo scenario è più mutevole quindi questo garantisce una maggiore varietà nelle rivalità.»
FRANCOIS RIBEIRO (capo di Eurosport Events) - «Abbiamo voluto investire tante tecnologie e sforzi sul progetto Champions, abbiamo attivato un dialogo di qualità con la UCI promettendo loro non di rinnovare il ciclismo su pista in sé e per sé, ma rinnovare il modo in cui viene presentato questo sport. Volevamo creare una competizione che fosse un vero e proprio evento in cui immergersi, pieno di esperienze interattive e digitali. Il nome Champions League ci porta ad alti livelli di intrattenimento sportivo, avevamo grandi dubbi su quanto il pubblico potesse apprezzare ma eravamo certi che stavamo incrementando la potenza della narrazione del ciclismo su pista. A Maiorca la prima sera abbiamo ricevuto subito il Grazie dai corridori per il progetto che avevamo messo su: in oltre vent'anni di carriera nessun atleta mi aveva mai ringraziato! Ora siamo impegnati nell'organizzazione della seconda edizione del torneo, che comprenderà nuove sedi di gara e in futuro abbiamo la ferma intenzione di esportarlo pure fuori dall'Europa, sia verso l'America che verso Oriente, aiutati oltretutto dalla fusione di Discovery+ con HBO Max. E Back on Track farà in un certo senso da trailer della prossima Champions, sviluppando le storie dietro la competizione. Dalla Federazione ci hanno dato carta bianca e allora ci siamo ispirati a Drive to Survive, che ha avuto un impatto pazzesco e ci sono ragazzini che conoscono la Formula 1 solo per ciò che viene mostrato lì, mostrando le sfide personali degli atleti, le loro amicizie e rivalità, tutte le difficoltà nella perparazione psicofisica... Noi abbiamo mostrato alcune storie del ciclismo su pista che normalmente solo amici e familiari dei corridori conoscono. Facciamo vedere qualcosa che le tv che trasmettono le competizioni normalmente non fanno vedere. Ricordo la mia prima volta nel ciclismo su pista nel 2018: era difficilissimo capire realmente cosa stesse accadendo, dissi allora a Gilles Peruzzi che c'era tanto tanto lavoro da fare... ed eccoci qua! Come evitare il rischio di artificiosità e forzature nelle storie? Cercheremo sempre di mantenere e ricercare l'autenticità in tutto ciò che andiamo a raccontare, senza ritocchini alcun tipo. E nel nostro racconto diamo ampissimo spazio alle vicende delle donne. In ogni caso, se anche qualcuno critica Drive to Survive, sta comunque promuovendo la Formula 1 (ammicca, ndr). Il titolo Back on Track è stato scelto quasi immediatamente, esprime molto bene la nostra volontà di mostrare il... back (retro, ndr) del nostro sport. E lo mostriamo per davvero: nel ciclismo non abbiamo cose come i calciatori che si mettono la mano davanti alla bocca per non mostrare alle telecamere cosa si stanno dicendo, e il giorno in cui ciò dovesse accadere mi preoccuperò. Giusto menzionare pure The Last Dance come modello che ci ha ispirati nel nostro fare storytelling. In conclusione: io non ero un super fan del ciclismo, soprattutto quello su pista, ma lo sono diventato con Back On Track.»
CHRIS HOY (6 ori olimpici, ambassador della Track Champions League) - «C'erano atleti che venivano da partecipazione a eventi importanti che hanno mostrato voglia e motivazione a prender parte alla Champions, e non se ne sono pentiti: erano entusiasti e meravigliati dall'atmosfera, e non era semplice allestire la competizione tenendo conto adeguatamente sia del punto di vista degli spettatori che dei corridori. Davvero è stato un successo eccezionale, e posso solo immaginare quanto riusciremo a migliorare ulteriormente la competizione delle prossime edizioni. Back on Track dal canto suo permette di prendere realmente a modello e immedesimarsi nei grandi atleti e atlete che partecipano alla Champions League e alle massime competizioni del ciclismo su pista. Nella mia vita ho incontrato gente che realmente non sapeva che esistesse il ciclismo su pista! Io sono un grande appassionato di motori e una delle tipiche accuse rivolte a quegli sport è che siano noiosi, io non sono d'accordo con questo ma solo con Drive to Survive molti si sono appassionati alle questioni relative a tutte le squadre e piloti, da Red Bull e Mercedes fino alla Haas. Con la Champions e il documentario realizziamo qualcosa di molto simile per il ciclismo su pista. Chiaro, è difficile mettere dentro tutto quello che succede in ogni giro, ma il risultato finale è più che soddisfacente. Il velodromo è un contesto fantastico per ospitare gare ciclistiche, ma il vero valore aggiunto che ti appassiona alla pista guardando Back on Track è l'impatto con le personalità dei corridori. La pista italiana? Ricordo i vostri successi negli anni Novanta e da giovane mi ispiravo a voi più che ad altri corridori britannici. Poi i cicli cambiano ed è difficile da spiegare, non è solo questione di soldi e investimenti, ci sono poi nuovi Paesi che avanzano e rendono la competizione più tosta: ora abbiamo visto però l'ottimo quartetto dell'inseguimento capitanato da Filippo Ganna, sull'endurance state vivendo un bel momento.»
GUY VOISIN (responsabile del ciclismo di Discovery) - «Noi di Discovery siamo storytellers, i telecronisti ci raccontano in tempo reale esattamente cosa sta accadendo in pista ma noi abbiamo fatto uno step ulteriore. Volevamo fare due cose fondamentalmente: rendere accessibile la pista a una platea più ampia e sviluppare i caratteri e i personaggi di questi gladiatori e gladiatrici. Piano piano faremo innamorare tutti di questa disciplina!»
EMMA HINZE (pistard in attività, vincitrice Champions cat. sprint) - «Ho avuto la pelle d'oca per tutta la visione dei due episodi che ci avete appena proiettato, non vedo l'ora di guardare gli altri tre. Tutto il lavoro con musica e slow-motion è stato straordinario, cattura pienamente le nostre sensazioni. Questa serie ha permesso a familiari e amici di capire finalmente con esattezza che cosa faccio in pista. Alle Olimpiadi non avevo retto bene alla pressione di presentarmi lì come tre volte campionessa mondiale, in Champions League ero talmente concentrata che non mi sono nemmeno accorta delle telecamere! Telecamere che sono state comunque delicate nel mostrare nella maniera corretta il mio rapporto con le altre atlete. Grazie anche a corse come la Champions della pista avvertiamo davvero la parità di genere nel ciclismo: qui siamo davvero uguali agli uomini.»
GAVIN HOOVER (pistard in attività, vincitore Champions cat. endurance) - «Spero davvero che Back on Track possa appassionare nuovi tifosi allo sport che pratichiamo e amiamo così tanto. Nella Champions League ho cercato di osservare come si allenava una campionessa olimpica come la canadese Kelsey Mitchell. Il movimento statunitense, che ha una fortissima tradizione olimpica in generale ma non tanto nella pista, sta crescendo e io sono felice di far parte di questa crescita.»
OLIVIJA BALEISYTE (pistard lituana, l'anno scorso correva su strada all'Aromitalia Basso Bikes Vaiano) - «Non sono abituata a vedermi sullo schermo in questo modo, è stato davvero allucinante! Anche perché su strada è normale vedere telecamere e interesse mediatico, ma la pista è sempre stata "nell'ombra". Il rapporto con le avversarie? Appena finiamo di correre siamo ottime amiche e sono felice di aver partecipato alla gara e al documentario anche se non ho vinto medaglie. La guerra? Ho compagne di squadre sia ucraine che russe, capisco i sentimenti di entrambe. Tutte vogliamo che la guerra finisca e attraverso la nostra vita sportiva vogliamo mostrare pace e amicizia. La mia esperienza in Italia? Ottimo ambiente, non mi dispiacerebbe tornarci un domani, ma quest'inverno mi sono trasferita a Dubai per potermi allenare nelle condizioni climatiche sempre migliori.»
APPUNTAMENTO. Il primo episodio della serie sarà trasmesso su Eurosport Player e GCN+ il 4 aprile (disponibile successivamente su discovery+) con nuovi episodi a seguire su base settimanale.
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